Se ne va un altro dei testimoni diretti della tragedia di Alfredino Rampi, una storia che 36 anni fa ha segnato il modo di raccontare la cronaca e un'intera generazione....
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Se ne va un altro dei testimoni diretti della tragedia di Alfredino Rampi, una storia che 36 anni fa ha segnato il modo di raccontare la cronaca e un'intera generazione. Nando Broglio, il vigile del fuoco che per ore e ore parlò con il piccolo precipitato nel pozzo di Vermicino mentre i suoi colleghi tentavano ogni soluzione per tirarlo fuori, è morto ieri vicino Roma, dove abitava. Aveva 80 anni. Quella maledetta vicenda inizio alle 19 del 10 giugno 1981, quando Alfredino, che era andato con i genitori nella casa di campagna alle porte di Roma, cadde in un pozzo artesiano.
Per cercare di tiralo fuori si provò ogni strada - compreso scavare un tunnel parallelo al pozzo - mentre tutto attorno centinaia di persone seguivano le operazioni e il resto d'Italia guardava dallo schermo della tv.
Nando all'epoca aveva 43 anni e passò tre giorni e tre notti vicino ad Alfredino. Un'esperienza che, racconto nel 2001 in un'intervista all'Ansa, gli segnò la vita per sempre. «Non so come facevo, che cosa riuscivo a dirgli per consolarlo, forse pensavo a quello che avrei detto ai miei quattro figli, che erano poco più grandi di lui, quando avevano paura». Nando disse ad Alfredino che lo avrebbe portato a vedere la sua caserma. E poi che lo avrebbe fatto salire sulla macchina dei vigili del fuoco e che non doveva avere paura dei colpi che sentiva (i colleghi di Nando stavano scavando un pozzo parallelo per cercare di raggiungere il piccolo, ndr), perché quello era Mazinga (un robot dei cartoni animati degli anni ottanta), che veniva a liberarlo.
Dopo la voce della mamma, quella di Nando era per Alfredino, stretto in quel buco nero, la voce del suo miglior amico. «Ricordo che c'e stato un momento che mi era allontanato per un bisogno fisiologico - raccontò Broglio - e mi sono subito venuti a chiamare, perchè Alfredino mi aveva cercato». Quando però il piccolo precipitò ancora più giù, la sua voce cominciò ad arrivare a Nando sempre più flebile. «Sicuramente le sue condizioni con l'ulteriore caduta erano peggiorate. Anche la nutrizione con la sonda - ricordò sempre nel 2001 Nando, commuovendosi ancora 20 anni dopo, - non è stata più possibile. Il bambino, che pure aveva dimostrato di avere doti di resistenza superiori alla media, dopo tre giorni, stremato, probabilmente ha perso conoscenza. L'ascolto era difettoso: all'esterno arrivavano ormai solo dei flebili lamenti e l'ultima cosa che abbiamo sentito da lui è stata che aveva tanto freddo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino