Continua la polemica sulle presunte indagini mancate a proposito della morte del capo delle relazioni esterne di Mps, David Rossi. Dopo il clamore suscitato da un'intervista...
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Dopo aver pubblicato sul proprio sito il decreto di archiviazione, la procura aveva affidato le sue risposte ad un comunicato in dieci punti a cui l'avvocato della vedova Antonella Tognazzi ora controbatte. «Dedurre che dalla mancata richiesta di sequestro degli indumenti i familiari ipotizzassero da subito il suicidio - scrive in una lunga nota Goracci - contrasta con un dato eclatante in quanto furono gli stessi familiari ad insistere perché venisse disposta l'autopsia non credendo all'ipotesi del suicidio».
Ci sono poi, continua l'avvocato Goracci nella sua lunga replica alla procura, i fazzoletti di carta con le macchie di sangue rinvenuti nell'ufficio di Rossi, rispetto ai quali i capi degli uffici giudiziari di Siena avevano sottolineato che le macchie potrebbero essere dovute ai tamponamenti su una ferita sul labbro inferiore o «una più vecchia ferita ai polsi». Secondo il legale «un esame avrebbe potuto accertarlo» e che «se fossero stati utilizzati per tamponare le ferite sul labbro del Rossi, essendo i fazzolettini stati rinvenuti nel cestino, il Rossi non avrebbe potuto procurarsi tali ferite durante lo strusciamento nella finestra e nella parete, in un ipotetico tentativo di risalita non essendo rientrato nella propria stanza una volta 'appesò alla finestra». Infine la presunta caduta dell'orologio «considerato che sono stati abbassati i calzini, dei quali è ricordato addirittura il colore per il posizionamento degli elettrodi - conclude Goracci - chi materialmente eseguì l'operazione, non può non aver visto il cinturino» e «appare impensabile che non abbia visto la cassa dell'orologio». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino