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«Un lavoro? Grazie, ma prima devo finire di dipingere questo ponte». Risponde così Ion Popescu, romeno senza fissa dimora che a 54 anni si è dato da fare per aiutare la collettività e sistemare quello che è un bene di tutti. Una storia che tocca le corde dell'anima e che arriva da Ostia, quartiere sul mare di Roma che sa donare alle cronache anche il bello di una comunità che non vuole e non merita di essere raccontata per il brutto della malavita. Ion è uno degli eroi di questa favola metropolitana. Per tutti è Giovanni, così è stato ribattezzato dagli abitanti del quartiere, che lo hanno adottato da quando si è rimboccato le maniche per dare decoro al cavalcavia della stazione Lido Centro che era in uno stato di abbandono e degrado.
«Ho cominciato a lavare le scale - racconta con un pizzico di soddisfazione in un italiano pronunciato con il suo accento dell'est-Europa - e la gente mi lasciava qualche mancia, io con quei soldi compravo i detersivi e tutto è iniziato a profumare. Poi, ho visto che la cosa funzionava e che se facevi qualcosa di buono e qualcosa per gli altri, alla fine il bene ti sarebbe ritornato. Ma mai mi sarei aspettato così tanto affetto. Questo ponte era tutto arrugginito e ho così ho deciso di riverniciarlo. Con i soldi delle offerte ho preferito non comprare cibo per me, ma barattoli di acquaragia, pennelli e colori. Più avanzavo con il lavoro, più la gente mi lasciava soldi per il materiale e io ora spero di finirlo questo ponte».
I lavori avanzano e un lato del cavalcavia è quasi terminato.
Una passione quella di Ion che gli ha permesso di incontrare tante belle persone: «Mi chiamano Giovanni - prosegue - e a me va bene così. Sto in Italia dal 2004 e mi sento italiano anche io». Una storia particolare la sua. Arrivato a Roma da Craiova per sostenere la sua numerosa famiglia con quattro figli: «Due ora sono in Inghilterra - racconta un po' emozionato - uno in Germania e un altro vive qui a Roma. Io vivo in camper, ho perso il lavoro dopo un infortunio e ora mi arrangio. Vado alla Caritas a mangiare, non spendo i soldi delle mance e delle offerte, preferisco usarli per comprare le vernici che non costano poco. Con la crisi sono aumentate anche queste». La pausa per lui è quasi finita: «Scusate devo rimettermi al lavoro - si congeda con un sorriso - e non posso perdere tempo perché poi mi chiedono sempre: ma quando finisci?». E cosa rispondi? «Signori, io ho solo due mani», ride.
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