Città del Vaticano - Papa Bergoglio mette in riga gli ordini femminili, un arcipelago vastissimo, variegato, che comprende missionarie, laiche e suore di clausura, riunite...
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«Nella nostra società - scrive Francesco - la cultura digitale influisce in modo decisivo nella formazione del pensiero e nel modo di rapportarsi con il mondo e, particolarmente, con le persone. Questo clima culturale non lascia immuni le comunità contemplative. Certamente questi mezzi possono essere strumenti utili per la formazione e la comunicazione, ma vi esorto a un prudente discernimento affinché siano al servizio della formazione alla vita contemplativa e delle comunicazioni necessarie, e non occasione di dissipazione o di evasione dalla vita fraterna in comunità, né danno per la vostra vocazione, né ostacolo per la vostra vita interamente dedita alla contemplazione". La vita religiosa, insite il Papa, deve essere "testimonianza di vera comunione fraterna che con forza manifesti, nella società segnata da divisioni e disuguaglianze, che è possibile e bello vivere insieme, nonostante le differenze generazionali, di formazione e, a volte, culturali. Le vostre comunità siano segni credibili che queste differenze, lungi dal costituire un impedimento alla vita fraterna, la arricchiscono».
Bergoglio chiede anche maggiore collaborazione tra monasteri, anzi, tutti i monasteri, salvo casi particolari (a giudizio della Santa Sede), dovranno essere federati non solo secondo un criterio geografico, ma piuttosto secondo affinità di spirito e di tradizioni. Una misura che per certi versi è necessaria visto il calo delle vocazioni e il rischio estinzione di tanti ordini religiosi. La fusione dei monasteri per certi versi diventa una necessità.
La costituzione "Vultum Dei quaerere" interviene anche in materia finanziaria. Si puntualizza che «anche se alcune comunità monastiche possono avere delle rendite, in accordo con il diritto proprio, non si esimano comunque dal dovere di lavorare e per le comunità dedite alla contemplazione, il frutto del lavoro non abbia soltanto lo scopo di assicurare un sostentamento dignitoso ma anche, quando possibile, di sovvenire alle necessità dei poveri e dei monasteri bisognosi». Il lavoro, in generale, «sia compiuto con devozione e fedeltà, senza lasciarsi condizionare dalla mentalità efficientistica e dall’attivismo della cultura contemporanea». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino