Presidi, mille ricorrenti in rivolta: «Il governo mantenga gli impegni»

Presidi, mille ricorrenti in rivolta: «Il governo mantenga gli impegni»
«Adesso basta, il Governo mantenga gli impegni presi»: arriverà al ministero la protesta dei ricorrenti al concorso per dirigenti scolastici 2011, circa 1100 in...

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«Adesso basta, il Governo mantenga gli impegni presi»: arriverà al ministero la protesta dei ricorrenti al concorso per dirigenti scolastici 2011, circa 1100 in tutta Italia, che riuniti in un comitato, sono pronti alla loro personale marcia su Roma.


La vicenda è delle più intricate e va avanti ormai da sette anni tra inchieste giudiziarie, ricorsi, controricorsi, provvedimenti del governo, prove fatte e rifatte. Ricostruirla non è semplice anche perché nel comitato sono confluiti aspiranti presidi con situazioni molto differenti. Ma il punto centrale sul quale si è compattato il fronte è il diverso trattamento ricevuto dagli esclusi dalle graduatorie del 2004 e del 2006 rispetto a quello del 2011. In sostanza con la legge 107 del 2015, la cosiddetta Buona Scuola, i primi, pur non avendo superato le prove, sono stati immessi in ruolo con dei corsi di formazione, ai secondi, invece, è stato chiesto di superare esami scritti e orali, e molti non ce l'hanno fatta. Inizialmente i posti a concorso erano 2386, i candidati più di ventimila, quasi diciottomila gli esclusi. E molti si sono rivolti agli avvocati.
 
Le contestazioni erano nate nel 2011: a parere di molti candidati già i test preselettivi contenevano una serie di errori. Dopo un ricorso al tar gli esclusi sono stati ammessi agli scritti e agli orali. Molti dei bocciati hanno fatto nuovamente ricorso alla giustizia amministrativa e il Consiglio di Stato ha rinviato tutto alla Corte Costituzionale che avrebbe dovuto pronunciarsi l'11 dicembre. Ma, spiega il comitato: «L'udienza, non ha avuto luogo poiché il consiglio dei ministri, per mezzo dell'avvocatura generale dello Stato, ha chiesto espressamente alla Consulta di sospendere l'udienza sostenendo che potrebbe esserci conflitto di interesse per i ricorrenti 2011 che avessero preso parte al concorso 2017 e palesando la volontà di modificare la vigente normativa del reclutamento dei dirigenti».

L'avvocatura aveva anche sottolineato che le nuove proposte avrebbero potuto trovare sbocco «in un intervento legislativo nella prossima legge di Bilancio e sarebbero rivolte a sanare le criticità che hanno dato adito all'incidente di costituzionalità oggetto di imminente discussione, anche in un'ottica di prevenzione di futuri contenziosi». La Corte Costituzionale ha accolto l'istanza.

Ma nella legge di bilancio non c'è stato alcun provvedimento. E questo ha scatenato le ire degli aspiranti dirigenti anche perché nel frattempo i sospetti di irregolarità sembrano confermati dalle indagini della magistratura che è scesa in campo in diverse regioni avendo nel mirino lo svolgimento delle prove e i precedenti corsi di formazione organizzati da associazioni e sindacati. In Campania ci sono stati ben tredici rinvii a giudizio.


E la rabbia degli esclusi cresce. La Campania, poi, è la roccaforte del comitato: su 1100 aderenti quasi 400 provengono dalla nostra regione. Spiega Paola Mirabile: «Io insegno da 34 anni, adesso lavoro a Napoli, al Mario Pagano, ma se mi fanno dirigente vado anche in capo al mondo. Mi piacerebbe dare a una scuola la mia impostazione. Oggi sono tutti burocrati e invece, a mio parere, sarebbe importante puntare sulle relazioni personali. Ma i concorsi, come è emerso dalle indagini, sono spesso una lotteria truccata». E Rossella Salvato racconta: «Siamo stati spinti a fare ricorso dal susseguirsi degli scandali, i magistrati hanno ritrovato addirittura un file di un sindacato che aveva stabilito i nomi dei vincitori». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino