In Italia sono 41 i casi di linfoma anaplastico a grandi cellule (Alcl) diagnosticato in pazienti portatori di protesi mammarie, segnalati alla Direzione generale dei dispositivi...
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Protesi al seno cancerogene, alcuni modelli ritirati in Francia: «Rischio raro linfoma»
A seguito delle attività di sensibilizzazione promosse sull'argomento dalla Direzione generale dei dispositivi medici, con il supporto e la collaborazione delle società scientifiche nazionali, nel nostro Paese si è rilevato un progressivo aumento del numero di casi diagnosticati, passando da uno nel 2010 a 8 casi nel 2015.
Tuttavia, la rarità della patologia, insieme all'esiguo numero di protesi lisce impiantate nel nostro paese, non consente al ministero di considerare significativo il dato italiano relativo alla tipologia di protesi coinvolta. L'assenza di evidenze scientifiche che possano mettere in correlazione l'impianto con l'insorgenza di questa nuova patologia è condivisa da tutte le Autorità Competenti internazionali. Il ministero della Salute sta rafforzando l'attività di vigilanza su questa tipologia di dispositivi, mediante l'istituzione del registro nazionale delle protesi mammarie, attivo dal 25 marzo scorso. Il ministero della Salute intende promuovere la ricerca scientifica sulla popolazione italiana con questa patologia, per individuare fattori genetici predisponenti che potrebbero aiutare a comprendere meglio l'eziopatogenesi multifattoriale di questa neoplasia. Ciò potrebbe spiegare perché l'Alcl si sviluppi in un paziente a cui è stata impiantata una certa tipologia di protesi e non in un altro portatore della stessa topologia.
Ciò premesso, si ritiene di fondamentale importanza - evidenzia il ministero - ribadire l'importanza per i pazienti di sottoporsi ai regolari controlli di follow-up indicati dal proprio medico curante e prescritti con cadenza variabile in base alla condizione clinica del singolo paziente; l'importanza per i medici di approfondire le indagini diagnostiche nel caso in cui il paziente sviluppi la comparsa di un sieroma freddo tardivo, una massa adiacente l'impianto o una importante contrattura capsulare spesso associata anche a una esile falda di siero periprotesico. Indagini citologiche sul siero e/o istologiche e immunoistochimiche sul tessuto capsulare consentiranno di porre una corretta diagnosi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino