Sud, scossa nel governo: tutte le deleghe a Fitto, il Mare resta a Musumeci

Primo terremoto nel governo dopo appena 21 giorni

Raffaele Fitto è il nuovo ministro per il Sud
Nello Musumeci non è più il ministro del Sud. Era stato nominato appena 21 giorni fa dalla premier Giorgia Meloni ma ieri ha preferito rinunciare alla delega, di...

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Nello Musumeci non è più il ministro del Sud. Era stato nominato appena 21 giorni fa dalla premier Giorgia Meloni ma ieri ha preferito rinunciare alla delega, di fatto apparsa subito svuotata di contenuti dopo che la Politica di coesione e il Pnrr a dir poco strategici per il Mezzogiorno e non solo per ragioni economiche - erano stati assegnati al superministro pugliese Raffaele Fitto, titolare degli Affari europei. Sarebbe stato lo stesso Musumeci, secondo indiscrezioni, a comunicare la sua decisione. L'ex governatore della Sicilia rimane ministro per il Mare (e quasi certamente per le concessioni balneari) e la Protezione Civile, il nuovo importante incarico del quale si era già parlato nei giorni scorsi.

La delega per il Mezzogiorno finisce a Raffaele Fitto e sotto un profilo puramente tecnico-operativo la soluzione appare la più logica, di fatto quasi inevitabile dopo l'avvenuto trasferimento delle responsabilità su Fondi strutturali, Fondo sviluppo coesione e Piano di ripresa e resilienza (considerando anche il cofinanziamento nazionale parliamo di circa 200 miliardi per il Mezzogiorno fino almeno al 2030). Fitto resta ministro senza portafoglio ma, come aveva osservato Luca Bianchi, direttore generale della Svimez, dopo lo spacchettamento iniziale delle deleghe, in realtà si tratta «di un superportafoglio anche se le politiche di coesione sono di titolarità prevalente di singoli ministri e delle Regioni per la spesa diretta. Più volte avevamo detto che c'era un problema di coordinamento e di sovrapposizione tra politiche di coesione e Pnrr che poi hanno gli stessi obiettivi, in sostanza, con il rischio che l'una schiacci l'altra. Se questa scelta va nella direzione di un maggiore coordinamento degli interventi e dell'allineamento di alcune procedure semplificate del Pnrr, può essere un tema rilevante. Di sicuro è qui che si giocherà la vera partita per il Sud».

Le deleghe sono state redistribuite dopo la prima attribuzione del 22 ottobre scorso. Centrale resta quella per il Mezzogiorno, ritenuta pressoché irrinunciabile dai governi delle ultime legislature e con una precisa identità operativa e politica (vi si sono succeduti con alterne fortune Barca, Trigilia, De Vincenti, Lezzi, lo stesso Fitto che peraltro fu il primo a gestire la nuova politica di coesione con i fondi che allora si chiamavano Fas, Provenzano, Carfagna).

Da ieri si riparte dunque dall'ex governatore della Puglia che oltre tutto dovrà occuparsi in prima battuta dei rapporti con l'Europa e del monitoraggio del Pnrr, per il quale entro fine anno l'Italia dovrebbe ricevere la nuova tranche di 21 miliardi concordata con Bruxelles. Il Sud si aggiunge a queste responsabilità in attesa di capire se oltre alla gestione e alla spesa delle risorse europee e nazionali, che erano e saranno decisive per la riduzione del divario, il Mezzogiorno resterà concretamente il punto di riferimento obbligato dello sviluppo del Paese. È in base a questo presupposto va ricordato che l'Italia ha ottenuto la quota più alta dei fondi del Next Generation Eu tra i Paesi membri. È una questione di visione e di unità nazionale, soprattutto ora che sono già tornati di attualità le polemiche e il confronto a distanza sull'autonomia differenziata delle Regioni del centronord. 

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Il Mattino