NEW YORK - L’ex consigliere di Donald Trump per la sicurezza nazionale Michael Flynn è accusato formalmente di aver mentito all’Fbi riguardo ad alcune...
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La ferita del Russiagate, insomma, si riapre come uno squarcio proprio mentre il presidente e il partito repubblicano sono al lavoro sul delicato passaggio della riforma fiscale al Senato.
Il capo di imputazione, gravissimo, è mosso dal procuratore speciale Robert Mueller che in una dichiarazione formale punta definitivamente il dito contro Flynn per aver «volontariamente e consciamente rilasciato false, fittizie e fraudolenti dichiarazioni» alle autorità incaricate di indagare sulle torbide relazioni con la Russia di Putin.
Al centro dell’inchiesta, che subisce dunque un’improvvisa e ulteriore accelerazione, ci sono in particolare le sanzioni imposte proprio a danno di Mosca.
Collusione con il Cremlino, ma non solo. Trump e i suoi potrebbero incappare velocemente nel reato di «ostruzione alla giustizia», per il licenziamento dell’ex direttore dell’Fbi James Comey, e «crimini finanziari».
Pur essendo rimasto al suo posto per meno di un mese, Flynn è il primo ufficiale dell’attuale amministrazione ad essere tecnicamente coinvolto nello scandalo. Non parla in pubblico dal febbraio scorso, ma è chiamato a presentarsi oggi stesso al cospetto del tribunale federale già incaricato di riascoltarlo.
Dalla Casa Bianca, per il momento, non arriva alcun commento.
La sensazione, tuttavia, è che il cerchio attorno al presidente si stia facendo sempre più stretto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino