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Si pensava che con la forza dell'implosione il Titan in fibra di carbonio si fosse praticamente vaporizzato, disintegrando tutto all'istante, compresi i passeggeri a bordo, prima ancora che si rendessero conto che qualcosa non andasse. A quasi due settimane dal ritrovamento dei detriti del sommergibile, che trasportava cinque persone alla ricerca del relitto del Titanic nelle acque dell'Atlantico, per la Guardia Costiera americana non ci sarebbero dubbi sulla presenza anche di resti umani fra i rottami riportati a galla.
Il 18 giugno il sommergibile di “OceanGate” scompare in mezzo all'oceano dopo un'ora e mezza dall'inizio della missione e l'ultima discesa del Titan avviene «nel buio più totale mentre i passeggeri ascoltavano musica e ammiravano creature marine bioluminescenti» come rivelato da Christine, la moglie di Shahzada Dawood, l'uomo d'affari pakistano a bordo del batiscafo con il figlio 19enne Suleman.
Gli attimi finali del Titan prima dell'implosione
Christine, insieme all'altra figlia 17enne Alina, si trovava sulla nave di appoggio della spedizione, la “Polar Prince”, e aveva salutato il marito e il figlio, entusiasti per la missione, prima dell’ingresso nel sommergibile. Dopo che il Titan aveva perso i contatti, la donna aveva continuato a sperare in un miracolo ma poi, trascorse le fatidiche 96 ore e finito l’ossigeno a disposizione nel batiscafo, si era preparata al peggio. Christine, di origini tedesche, ha raccontato che lei e il marito avevano prenotato due posti a bordo del sommergibile tempo fa ma la missione era stata annullata a causa della pandemia di Covid. Quando poi l’occasione si era ripresentata, aveva deciso di lasciare il suo posto al figlio, ossessionato dal Titanic fin da quando aveva costruito un modellino Lego di 10mila pezzi del transatlantico affondato nel 1912.
L'immersione del marito e del figlio e degli altri 3 passeggeri a bordo, il ceo di “OceanGate” Stockton Rush, (61 anni), l'esperto francese del Titanic Paul-Henri Nargeolet (77) e l'esploratore inglese Hamish Harding (58) era iniziata alle 8. Un'ora e 45 minuti dopo, esattamente alle 9:45, il contatto veniva perso segnando l'inizio del dramma. È ormai assodato che la Marina degli Stati Uniti ha registrato il suono di un'implosione: esattamente cinque giorni dopo, i detriti del sottomarino sono stati trovati sul fondo del mare, a 1.600 piedi dal relitto del Titanic.
«La discesa sarebbe avvenuta al buio» ha raccontato al New York Times la signora Dawood rivelando un particolare inedito. «Perché i fari sarebbero stati spenti per risparmiare la carica della batteria per quando sarebbero scesi sul fondo del mare.
L'inchiesta sulla nave che ha lanciato il Titan
Secondo le prime ricostruzioni, il Titan sarebbe imploso poco dopo l'immersione, per questo sarà cruciale analizzare le comunicazioni prima che la nave perdesse i contatti, soprattutto alla luce del fatto che non c'è una scatola nera. Poi ci sarà l'analisi dei detriti ritrovati sul fondo del mare a oltre 3.000 metri di profondità. Gli investigatori sono al lavoro per stabilire le cause e il ruolo nella tragedia del materiale utilizzato per la costruzione del sommergibile, fibra di carbonio per di più di bassa qualità e «riciclata» come avrebbe confessato il ceo Rush ad un giornalista che sarebbe dovuto partire per una missione a giugno.
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