Trump è avvertito: Napoli è stata dichiarata «città denuclearizzata», quindi il Presidente Usa faccia il favore di portare i suoi sommergibili...
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Perché la risposta del Contrammiraglio, diciamo la verità, è inappuntabile sotto il profilo formale, ma lascia l’amaro in bocca: «le decisioni in ordine all’arrivo e/o al transito delle unità navali militari straniere nelle acque territoriali nazionali non competono all’Autorità Marittima». Quindi: niente da fare. Il Sindaco, d’altra parte, non ha che la polizia municipale, ma quella contro i sottomarini nucleari non può nulla. Allora che si fa? Si manda una missiva al Contrammiraglio, e si monta il caso dandone diffusione a mezzo stampa. Magari sperando in un bell’incidente diplomatico, così se ne parla per giorni.
E si colgono due o tre piccioni con una stessa fava, cioè con un solo sottomarino. Per prima cosa, si dirotta l’attenzione dai problemi del lungomare liberato al mare solcato dalle unità navali americane. Dai trasporti cittadini ai trasporti navali. Dalle noie dell’amministrazione alla grande politica. Dalla spicciola vita quotidiana ai grandi valori e ideali. Napoli città della raccolta differenziata? No: Napoli città della pace. E il gioco è fatto.
Poi si inserisce un altro tassello nel grande racconto ideologico demagistrisiano. L’antimilitarismo e l’antiamericanismo, infatti, ci stanno benissimo. Con Trump alla Casa Bianca, poi, viene anche più facile: la polemica contro gli Stati Uniti che si ergono a unico gendarme del mondo, che fanno il bello e il cattivo tempo contro ogni principio del diritto internazionale, che minacciano l’ordine e la pace con la loro miope politica di potenza è il sottofondo della ferma presa di posizione del Sindaco (tanto ferma quanto ineffettuale, va da sé), ed appartiene da sempre alla tradizione di una certa sinistra. Berlinguer diede scandalo quando dichiarò di sentirsi più sicuro sotto l’ombrello della Nato; ma, a parte il fatto che non viveva a Napoli, a contatto di gomito con il comando alleato e l’ingombrante presenza americana nel porto cittadino, le cose da allora sono cambiate: non c’è più l’Unione Sovietica né il Patto di Varsavia. Dunque la Nato cosa ci sta a fare? A cosa serve l’ombrello? Non sarà che esso, ben lungi dal proteggere, in realtà nasconde gli interessi imperialisti dell’Occidente capitalista, e del suo Paese capofila, gli USA? Per il Che Guevara del Vomero vecchio, questo è più che ovvio: è lapalissiano.
E a proposito del porto e della presenza americana nel capoluogo partenopeo, come non notare che nella sua missiva De Magistris si riferisce alle «acque della nostra città», che vorrebbe libere da navi a stelle e strisce, mentre il Contrammiraglio gli risponde che quelle acque sono «acque territoriali nazionali», e nazionali non vuol dire certo municipali? Ecco il terzo piccione: il municipalismo, per cui a De Magistris non riesce proprio di immaginarsi sindaco di una città che sta dentro una regione che sta dentro uno Stato. Anzi: lui liscia il pelo ogni volta che può all’anima partenopea, all’identità cittadina, al cuore di Napoli. Non lo fa solo lui: lo fanno un po’ tutti in giro per lo Stivale, approfittando della cronica debolezza delle istituzioni statuali. Lui però lo fa un po’ di più, anche perché l’enorme storia della città glielo consente. E lui se ne appropria, la tira dalla sua parte, la colora del maggior numero di valori possibili e se ne fa l’ultimo, donchisciottesco rappresentante.
Il Contrammiraglio però ha scritto, e non c’è bisogno di leggere fra le righe: caro Sindaco, stia tranquillo, nessuno ha autorizzato mezzi a propulsione nucleare o con carico radioattivo ad attraccare.
Il Mattino