Con 13 voti favorevoli e 11 contrari, il Comitato nazionale di bioetica (Cnb) apre alla legalizzazione del suicidio medicalmente assistito in Italia, distinto dall'eutanasia,...
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Eutanasia, avviso di garanzia a Exit Italia dopo il caso di una donna siciliana morta in Svizzera
Di qui l'esigenza di fare chiarezza, distinguendo il suicidio assistito dall'eutanasia e fornendo alcune raccomandazioni condivise. Ma il problema, si rileva, è che «nell'ordinamento italiano è assente una disciplina specifica delle due pratiche», ossia eutanasia e suicidio assistito, trattati entrambi come «aspetti delle figure generali dei delitti contro la vita». Il parare, sottolinea D'Avack, «vorrei che fosse un utile strumento, molto documentato, che possa aiutare il legislatore a prendere decisioni. Abbiamo voluto fare chiarezza ed esporre tutti gli argomenti, pro e contro». Proprio tale «equipollenza» delle posizioni è però criticata da Francesco D'Agostino, membro del Cnb che ha votato contro il suicidio assistito e secondo il quale il Comitato «non è un'Accademia ed il suo compito è dare un orientamento chiaro e non, al contrario, lasciare chi legge in una situazione ambivalente che produce smarrimento».
Una scadenza di fondamentale importanza, come chiarisce l'avvocato e segretario dell'associazione, Filomena Gallo: «Il 24 settembre è la data fissata per la nuova udienza della Consulta sul caso Cappato. In assenza, per quella data, di una legge del Parlamento in materia di suicidio assistito e fine vita, la Corte potrebbe dunque decidere di intervenire in linea con l'ordinanza già emanata ed in cui è già evidenziata l'incostituzionalità dell'articolo 580 del Codice penale nella parte in cui prevede e classifica come 'reatò anche il solo aiuto al suicidio». Insomma, commenta, «tra due mesi ci troveremo nella situazione in cui saranno di nuovo i giudici a decidere sui temi che riguardano la vita delle persone».
Dunque, afferma anche Cappato, «onore al Cnb, che ha avuto il coraggio di decidere sul fine vita, dando così una lezione al Parlamento, che non è stato capace in sei anni di discutere la legge di iniziativa popolare e, in un anno, di rispondere alla richiesta di legiferare della Corte». Il parere del Cnb ha comunque riacceso il dibattito suscitando la reazione del fronte cattolico: «l'idea di legalizzare il suicidio assistito sarebbe devastante per il nostro sistema sanitario», afferma il giurista e presidente di Scienza & Vita Alberto Gambino. E parla di un documento «deludente, metodologicamente incomprensibile, in cui ognuno potrà trovare la posizione che più gli aggrada», il bioeticista dell'Università Cattolica Adriano Pessina, che ritiene invece «esistano buone ragioni etiche e giuridiche per negare che esista un diritto al suicidio assistito: sia perché non esiste alcun diritto alla morte, sia perché il diritto costituzionalmente rilevante della tutela della vita prevale sul diritto ad esercitare la propria autonomia». Di segno opposto la posizione del presidente della Consulta di Bioetica, Maurizio Mori, che guarda con favore al parere del Cnb definendolo «un segno di cambiamento profondo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino