Aveva ricevuto un ordine dal direttore di un banco dei pegni e dai poliziotti in servizio a gestire le lunghe code, ma quando ha consegnato i caffè si è visto...
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La sanzione economica ricevuta dal barista ammonta a 400 euro e la motivazione è la seguente: mentre il direttore del banco dei pegni si trovava legittimamente a quell'indirizzo per motivi di lavoro, lo stesso non valeva per i poliziotti in servizio. Per i vigili urbani di Torino, quindi, la consegna del caffè agli agenti non equivaleva al delivery, bensì all'attività di asporto, che nel capoluogo piemontese è vietato fino al 9 maggio. Lo riporta l'edizione torinese di Repubblica.
La 'cervellotica' e grottesca motivazione addotta dalla polizia locale di Torino si è rivelata una vera e propria beffa per il barista, che aveva deciso di riaprire ed effettuare consegne solo il 4 maggio. «Sono uscito dal bar e ho portato i tre caffè che il direttore aveva ordinato: uno per lui e altri due, che aveva deciso di offrire ai due poliziotti. Quando sono tornato nel bar, due vigilesse in borghese mi hanno seguito e multato» - spiega Viscardi - «Volevo riaprire anche prima del 4 maggio, organizzandomi con le consegne, ma la mia clientela è composta principalmente da impiegati degli uffici e quindi ho aspettato che in parte riaprissero. Farò ricorso contro questa multa assurda che affonda il coltello nella piaga in una situazione già drammatica. Siamo chiusi da mesi e stiamo cercando in qualche modo di rialzare la testa, rispettando tutte le regole».
I vigili urbani di Torino, però, difendono l'operato delle due agenti: «Se i caffè fosserto stati portati all'interno del monte dei pegni, sarebbe stata un'attività di delivery, totalmente consentita. La consegna, però, è avvenuta in strada, appena fuori dal locale, si tratta di un servizio di asporto non ancora permesso». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino