Ad aprire la breccia fu vent'anni fa l'orda di turisti sanitari piombati in Russia per curare problemi oculistici a prezzi modici. Poi la frontiera del Far East si...
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Basta guardare ai numeri per farsi un'idea del fenomeno. Sospinto da una politica di forti incentivi governativi per le cliniche che offrono trattamenti agli stranieri, oggi il turismo medico in Turchia richiama ogni anno più di 100mila persone che affollano le quasi trecento cliniche loro riservate. Parliamo di più di 5mila interventi al mese, che mediamente fruttano ogni anno più di un miliardo di dollari. E che fanno degli italiani, e dei campani in particolare dei contributori netti di tutto rispetto. Si calcola che sono tra i due e i tre mila, quelli di Napoli e dintorni che ogni anno sono pronti a spaccare il capello e il portafoglio in quattro, pur di rientrare a Capodichino con una capigliatura più fluente. La proposta messa in campo dalle cliniche turche, sembra del resto di quelle che non si possono rifiutare. La concorrenza è spietata. Se solo si spulciano alcune pagine web, i prezzi possono abbattersi fino a superare di poco la soglia dei mille euro. Ma la media si assesta in generale sui benefit garantiti da un sito molto gettonato in Italia come trapiantocapelliturchia.it.
Al costo di 2650 euro, ovvero la metà di quanto si spenderebbe in Italia solo per l'intervento, la pagina offre un pacchetto all inclusive irresistibile che comprende il volo andata e ritorno con Alitalia o Turkish Airlines, tre notti in hotel a Istanbul, trasferimenti con autista, un interprete, due visite pre e post-trattamento. E il trapianto sino a 5mila bulbi, il trattamento Prp a base di piastrine compreso nel prezzo, l'assicurazione medico-sanitaria e la garanzia sulla riuscita dell'autotrapianto. Chi ha provato il tutto, sembra entusiasta. E lo è anche Luigi di Napoli, 45 anni. «Voglio dire che io ero molto scettico - spiega ma poi mi sono ricreduto: ci hanno portati in albergo 4 stelle al centro di Istanbul. Il giorno dopo siamo andati a visitare una città fantastica ricca di fascino». E l'operazione? «Per niente dolorosa», dice. «Si sente in principio solo l'anestesia locale ma poi tutto liscio. Per quanto mi riguarda lo rifarei altre 1000 volte». I commenti sono più o meno tutti dello stesso tenore. Grande soddisfazione per la proposta turistica, come per quella medica. Che a breve distanza dall'intervento sembra aver appagato le aspettative di molti, «anche se c'è da attendere la ricrescita nei prossimi mesi», precisano in tanti. Tra le pieghe dei commenti sono in pochissimi a manifestare disagio. «Sei praticamente in vacanza aggiunge Antonio anche se a volte si avverte la sensazione di essere in una catena di montaggio». Tutto perfetto, tranne in qualche raro caso. Come quello di Massimo. «Oggi - racconta sulla pagina social - una di quelle puntine di follicolite si è incistita e devo rimuoverla chirurgicamente e per questo chiederò il pagamento di tale intervento all'azienda».
Ma è anche sicuro e affidabile? Sui turisti del ritocco, la Sidemast, Società Italiana di Dermatologia medica e chirurgica, avanza qualche dubbio. «Il problema è che hanno chiosato gli esperti del settore riuniti in convegno -, come spesso accade, dietro all'apparente convenienza si nascondono risparmi che vanno a discapito della sicurezza e della salute del paziente». La macchina pubblicitaria turca, anche se ben collaudata, «racconta solo metà della storia», è l'allarme della Sidemast. A colmare i vuoti, ci pensa Piero Rosati, luminare del trapianto che tra gli altri, si è preso cura della chioma di Silvio Berlusconi. I pazienti che hanno fatto il trapianto in Turchia da lui visitati, scrive lo specialista sul suo sito, «anche uno o due anni dopo lamentano la caduta dei capelli trapiantati e, ancora peggio, un'accelerazione della caduta degli altri capelli». Alla base di risultati che sembrano offrire garanzie nell'immediato, ma non nel tempo, ci sarebbe una tecnica obsoleta: la Fut. Che «comporta tantissime microcicatrici, causando fibrosi e dunque un calo dell'afflusso del sangue, accelerando così la caduta dei capelli, trapiantati o meno», dice Rosati. La tecnica orientale, superata rispetto a quella più salata ma più duratura impiegata in Italia, chiamata Fue, consente di risparmiare parecchio sui costi. «Nelle cliniche orientali dove questi pacchetti promozionali vengono venduti lavorano equipe poco preparate e non formate che commettono parecchi errori. Il più grave è quello di prelevare capelli non idonei, destinati cioè a cadere, banalmente perché l'operatore - spesso nemmeno infermiere - non sa quali sono i capelli giusti», avverte il medico. La morale che se ne ricava è la stessa dell'adagio popolare: se bello vuoi apparire, un po' devi soffrire. E un po' deve soffrire anche il portafoglio. Nonostante il fascino indiscreto dell'Oriente. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino