Donald Trump e Kim Jong-un arrivano oggi a Singapore, con due giorni d'anticipo sulla data - martedì 12 giugno 2018 - che verrà ricordata dalla storia per il...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'Air Force One statunitense proverrà direttamente dal Canada, dove Trump ha abbandonato in anticipo il G7 per concentrarsi sull'impresa fare la pace con Pyongyang che, auspica il suo predecessore Jimmy Carter, gli potrebbe valere il Nobel. Da Charlevoix Trump ha avvisato Kim che il loro incontro sarà uno «one-time shot», un'occasione che non si ripresenterà. Il presidente ostenta ottimismo e si spinge a prevedere che «la Corea del nord tra poco tempo diventerà un posto eccezionale». Per The Donald è stata prenotata (check-in oggi, check-out mercoledì prossimo) una suite nel lussuosissimo Shangri-La, dove gli 007 spediti da Washington sono già al lavoro per mettere in sicurezza le stanze che ospiteranno il presidente e la delegazione al suo seguito.
Per Kim sono state erette barricate e installate telecamere a circuito chiuso nuove di zecca davanti all'Hotel St Regis, sorvegliato dai servizi segreti nordcoreani. Kim ha preteso un albergo di proprietà di Singapore, evitando accuratamente quelli occidentali. Non è dato sapere se lo sbarco anticipato sia stato concordato: se così fosse, i due leader potrebbero avere un incontro segreto prima di quello ufficiale, in programma nell'hotel Capella dell'Isola-resort di Sentosa. Trump ieri ha promesso che «verranno sollevate tutte le questioni».
Al centro dei colloqui ci sarà il possibile smantellamento dell'arsenale e del programma atomico nordcoreano. Washington, ufficialmente, insiste per una denuclearizzazione «completa, verificabile e irreversibile». Negli ultimi giorni, l'Amministrazione Usa ha fatto filtrare che Kim sarebbe pronto a rinunciare ai suoi arsenali.
Ma in cambio di cosa? Finora, Pyongyang ha sempre insistito sulla necessità di ottenere in cambio rassicurazioni formali di non-aggressione da parte degli Usa, tra le quali rientrerebbe ovviamente un trattato di pace. La diplomazia è in fermento. Subito dopo il summit di Singapore, il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, si recherà a Seul (il 13-14 giugno). Ad attenderlo nella capitale sudcoreana, Pompeo troverà anche il ministro degli esteri giapponese, Taro Kono. E, immediatamente dopo, il capo della diplomazia Usa farà rapporto ai leader cinesi a Pechino, dove nelle ultime ore - a margine del vertice della Shanghai Cooperation Organization che si chiude oggi il presidente Xi Jinping ha discusso di Corea col suo omologo russo Vladimir Putin.
Sì, perché se è vero che l'iniziativa ora è nelle mani di Trump, è altrettanto vero che l'Amministrazione Usa non può fare a meno di confrontarsi con gli alleati asiatici, i più esposti alle periodiche esplosioni di tensione nella Penisola. Se il vertice avrà un esito positivo, per Kim sarebbe pronto un invito da parte del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, a partecipare alla riunione dell'Assemblea generale prevista per il settembre prossimo, nonché uno alla Casa Bianca da parte dello stesso Trump.
Insomma una road map per lo sdoganamento della Corea del nord, che dopo decenni di isolamento potrebbe diventare un paese normale.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino