Ucraina-Russia, le sanzioni Usa contro la finanza di Mosca

Ucraina-Russia, le sanzioni Usa contro la finanza di Mosca
NEW YORK - Nowhere to hide, (nessun posto in cui nascondersi). La segretaria di Stato britannica Liz Truss ha annunciato il prossimo arrivo di pesanti sanzioni contro le banche e...

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NEW YORK - Nowhere to hide, (nessun posto in cui nascondersi). La segretaria di Stato britannica Liz Truss ha annunciato il prossimo arrivo di pesanti sanzioni contro le banche e gli individui russi più vicini al Cremlino, se Vladimir Putin non allenterà la tensione al confine con l'Ukraina. Sull'altra sponda dell'Atlantico il senatore Bob Menendez, presidente della commissione Affari esteri, dice di aver già pronta la lista delle aziende e degli istituti finanziari russi che potrebbero entrare nel libro nero, con il quale gli Usa condannano all'isolamento finanziario totale i soggetti più pericolosi per la propria sicurezza nazionale. C'è solo da decidere se una parte delle sanzioni saranno applicate in ogni caso nei prossimi giorni, o se l'intero pacchetto sarà rinviato al giorno in cui i russi dovessero violare i confini territoriali dell'ex repubblica sovietica. 

Quale sarebbe il costo di una simile operazione di guerra economica per i concittadini di Putin e per il resto del mondo? Se lo chiede il quotidiano New York Times con un articolo domenicale, che analizza le possibili ramificazioni delle sanzioni congiunte Usa-Europa delle quali si parla ormai da qualche settimana. Gli alleati occidentali hanno risposto già una volta con la stessa arma dell'ostracismo finanziario dopo l'invasione della Crimea nel 2014. Ma al tempo l'intervento fu concentrato intorno agli oligarchi e alle banche che sostengono Putin, e non ha avuto conseguenze di larga scala. Questa volta il bersaglio disegnato, è ben più grande: si va dal libro nero della finanza al blocco del codice swift, con il quale si attuano le transazioni finanziarie internazionali. 

La minaccia di sanzioni colpisce l'intero settore energetico russo, fonte primaria di ricchezza per il paese, ma anche gli acquisti delle obbligazioni emesse dal tesoro moscovita. Gli Usa possono bloccare 100 miliardi di dollari che la Russia ottiene in prestito dall'estero, e bloccare le vendite di materiale tecnologico alle aziende del paese nemico. Un intervento punitivo di questo tipo metterebbe in ginocchio il paese, ma il collasso avrebbe ripercussioni globali, a cominciare da un'ulteriore impennata dell'inflazione, e dal possibile blocco del gas russo che soddisfa il 40% del consumo europeo.

Washington e Bruxelles stanno allertando le banche e le maggiori aziende che trafficano con la Russia, in cerca di definire piani di emergenza. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha ribadito che i suoi soldati non metteranno piede in Ucraina in caso di guerra, ma ha esortato i paesi alleati a diversificare al più presto gli approvvigionamenti di combustibile da riscaldamento. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu torna a riunirsi oggi per tentare una mediazione, e intanto la missione statunitense denuncia la crescita progressiva del contingente militare russo ai confini dell'Ucraina. 

Negli ultimi giorni si parla anche dell'arrivo negli accampamenti di provviste di sacche di sangue e di plasma, come ad anticipare uno scontro armato. Da Mosca non arrivano segni di cedimento: il ministro degli Esteri Lavrov ha rinnovato la richiesta di un impegno scritto da parte della Nato e degli Usa sul rifiuto di perseguire l'ingresso dell'Ucraina nel Patto atlantico, nonostante i ripetuti rifiuti da parte di entrambi di fornirlo. «Oggi mandiamo alla Nato una richiesta ufficiale ai nostri colleghi dei paesi dell'Osce e la Nato, attraverso il ministero degli Esteri, con la pressante richiesta di spiegare come intendono ottemperare agli impegni di non rafforzare la loro sicurezza a spese di quelle altrui - ha affermato Sergei Lavrov - se non intendono fare questo, devono spiegare perché. Questa sarà la questione chiave nel determinare le nostre ulteriori proposte al presidente russo Vladimir Putin». Lavrov ha anche sostenuto che l'Ucraina non è pronta a entrare nella Nato e non porterebbe nessun beneficio all'Alleanza. «Ogni volta la linea che dovrebbero difendere si sposta più a est. Ora è già arrivata vicino all'Ucraina. Vogliono anche far entrare questo paese. Ma è chiaro a tutti che l'Ucraina non è pronta e non porterebbe alcun contributo al rafforzamento della sicurezza della Nato», ha detto Lavrov. Aggiungendo che un eventuale ingresso di Kiev, «minerebbe veramente i rapporti fra la Nato e la Federazione russa e sarebbe una forte violazione degli obblighi presi dai presidenti degli Stati Uniti e da altri stati membri».

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Il Mattino