Va in ospedale per partorire, la rimandano a casa e il bimbo nasce: denunciati i medici

Parto in casa, bufera sulla Ulss 1
PIEVE DI CADORE - Il parto in casa a fine dicembre dovuto non a una scelta ma a un "disservizio", di qui la decisione del sindaco di Pieve di Cadore, Antonia...

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PIEVE DI CADORE - Il parto in casa a fine dicembre dovuto non a una scelta ma a un "disservizio", di qui la decisione del sindaco di Pieve di Cadore, Antonia Ciotti, che, giusto ieri, ha presentato una denuncia in prefettura contro l'Usl 1 accusata di interruzione di pubblico servizio.


Oggi arriva anche la risposta del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: «Ho appreso stamane della denuncia del sindaco. Per fare chiarezza assoluta e definitiva sul tale fatto, ho immediatamente ordinato al direttore generale dell’Area Sanità e Sociale della Regione di attivare il corpo ispettivo affinché possa produrmi al più presto una relazione su quanto realmente accaduto. Se emergeranno eventuali colpe i responsabili andranno individuati e puniti». Nella bufera si inserisce anche la presidente dell'Unione montana del Comelico e Sappada, Alessandra Buzzo,che difende l'operato dell'Usl ma denuncia: «I medici sono pochi e quei pochi non vogliono venire da noi. Nel giro di pochi anni avremo una vera e propria emergenza. Il problema sta avanzando, con soluzioni che non sono così immediate».

IL PARTO IN CASA
Il fatto è accaduto a ridosso del Natale. Una donna si è recata al reparto di Ostetricia di Belluno per far nascere il proprio bambino. Da mesi, come si sa, all'Ospedale cadorino sono accolte solo le urgenze, mentre di norma le donne in prossimità del parto sono dirottate a Belluno. «Ma a Belluno le hanno detto che non era ancora il momento - racconta il sindaco di Pieve - per cui la donna è tornata a casa». Fatto sta che poi il parto è avvenuto a casa.


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Il Mattino