Vaccini Covid, Massimo Galli: «Il traguardo è vicino: sbagliato mollare ora»

Vaccini Covid, Massimo Galli: «Il traguardo è vicino: sbagliato mollare ora»
Stadi che aprono al 75 per cento della capienza, cinema e teatri all'80 per cento al chiuso e al 100 per cento all'aperto e poi musei, sale concerti, il pressing per la...

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Stadi che aprono al 75 per cento della capienza, cinema e teatri all'80 per cento al chiuso e al 100 per cento all'aperto e poi musei, sale concerti, il pressing per la riapertura anche delle discoteche. L'Italia si avvia alla fase delle riaperture dei luoghi di intrattenimento. Secondo Massimo Galli, primario di malattie infettive al Sacco di Milano, lo scenario epidemico disegnato da Sars-Cov-2 è confortante ma le riaperture devono essere prudenti e graduali. «Guai a pensare che sia il momento del liberi tutti - avverte - il traguardo è vicino ed è sbagliato mollare ora ovvero pensare che la pandemia è vinta o il virus clinicamente battuto come si diceva un anno fa. Green pass e mascherine restano gli strumenti indispensabili per affrontare il prossimo inverno».

Professor Galli, siamo alla fase delle riaperture: a che punto è la guerra contro il virus?
«Lo scenario è favorevole ma solo perché la quantità di vaccinati nel Paese è elevata. Abbiamo quasi 45 milioni di immunizzati (74,5 per cento) con almeno una dose e oltre 40 milioni con ciclo completo (67,4) e oltre 84 milioni di dosi somministrate. La media è di 142 dosi per 100 abitanti e dunque e possiamo contare anche su un bel po' di seconde dosi fatte con alcune punte in Lombardia di 149-150 dosi per 100 abitanti e dati confortanti che arrivano anche da Puglia, Sardegna, Toscana».

Numeri da immunità di gregge?
«Siamo su quella strada, lo dicono i numeri e anche l'andamento dei contagi. Siamo messi meglio di molti paesi e non ce lo aspettavamo anche perché la quota di ultra 80enni completamente vaccinati è superiore al 93 per cento sebbene alcune regioni, come la Sicilia, abbiano percentuali meno brillanti e in troppi non hanno fatto nemmeno una dose. In queste zone, nel prossimo inverno, potremmo avere ad esempio brutte sorprese».

La ripresa della lezioni a scuola può avere ripercussioni?
«È una legittima preoccupazione, può succedere in quanto in questa fascia di età ci sono meno vaccinati e il virus circola senza dare molti segni. In realtà sta andando meglio di quanto si potesse temere. La media settimanale di nuovi casi sta scendendo settimana per settimana dalla fine di agosto che ha segnato il momento peggiore».

I viaggi e il turismo globale incidono?
«Potrebbero incidere certo importando sempre nuove varianti. Non è un caso che il picco di casi lo abbiamo avuto il 27-28 di agosto, ma c'è un elemento fuorviante in tutto questo».

Quale?
«Ci sono state e ci sono moltissime infezioni inapparenti, cioè nel periodo di incubazione. I virus vengono individuati nella rete di sorveglianza o perché danno infezioni sintomatiche o nei tracciamenti dei contatti sospetti o in chi ha voluto verificare per caso. Circostanze che non sono tutte legate a volontà di tracciamento o seguenti a un contatto a rischio».

E quindi?
«Quindi il virus circola in maniera superiore a quello che riusciamo a individuare. La pressione su ricoveri e rianimazioni resta stabile o in calo senza impennate di sorta ma la brace cova sotto la cenere».

Ci possiamo permettere di tornare a una vita normale?
«Ragionevolmente solo a piccoli passi e per gradi».

L'asticella si sposta sempre più in avanti, si può dire che se continua così siamo fuori?
«Voglio solo ricordare che l'anno scorso, alla fine di luglio, quando ci fu anche un convegno al Senato su questo tema, si parlò di malattia e di virus clinicamente scomparsi. Poi abbiamo avuto altre decine di migliaia di casi e di decessi. Tra febbraio e maggio 2020 ci sono stati 212 mila casi ufficiali molti di meno di quelli che eravamo capaci di tamponare mentre erano dalle 5 alle 10 volte in più. La letalità dei casi in ospedale era del 14 per cento, alta perché i casi erano molti di più. Dal 5 di maggio al 31 agosto scorso abbiamo avuto 57 mila casi e circa 400 morti. La letalità sui ricoveri è stata dell'11 per cento. Anche in questo caso molti sono sfuggiti al tampone. Abbiamo avuto dall'inizio della pandemia 130 mila deceduti. Tanti: riapriamo ma con prudenza».

Il virus riuscirà a bucare la protezione del vaccino?
«Questo virus la buca già ora e continuerà a bucarla con una serie di infezioni nonostante l'immunità ma non riesce più a fare tanti ricoverati e morti. questo è il dato».

Quando sarà messo in un angolo Sars-Cov-2?
«Si dovrà entrare in rapporto di convivenza con questo virus, presente in tutti gli angoli del mondo, probabilmente con ulteriori richiami vaccinali auspicabilmente aggiornati alle caratteristiche delle mutazioni assunte nel tempo. Non ci libereremo molto presto del Sars-Cov-2».

Quanti anni ci vorranno?


«Non faccio il profeta o l'indovino. Il virus OC43 è un parente di Sars-Cov-2, uno dei virus che provocano il raffreddore e a cavallo di due secoli fa imperversò per una trentina d'anni. Oggi è arrivato a diventare di modestissimo impatto e non toglie vite. La differenza è che questo lo stiamo contrastando e quello ha circolato come ha voluto per decenni. Messa in questi termini la presenza di Sars-Cov-2 con conseguenze temibili per la vita umana potrebbe durare sicuramente dai 5 ai 10 anni».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino