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«Quando il radar girava e puntava in direzione della nostra caserma si spegneva il televisore e il telefono smetteva di funzionare. Eravamo giovani, non ci facevamo troppo caso. Poi i nostri colleghi hanno iniziato ad ammalarsi e alcuni sono addirittura morti», racconta oggi Antonio Di Malta. Il bilancio col passare degli anni si è fatto pesante: venti casi di tumore e malattie cardiache fra i 70 vigili del fuoco in servizio a Lampedusa. Troppi per non destare preoccupazione. E infatti Di Malta chiede che si indaghi sull’incidenza delle patologie fra i pompieri che, come lui, hanno lavorato nell’isola siciliana dal 1986 al 1998, nel periodo in cui è rimasto in funzione il radar piazzato a 400 metri dal distaccamento aeroportuale dei vigili del fuoco.
LA STORIA
Si parta dal 15 aprile 1986, quando il colonnello Gheddafi diede l’ordine di lanciare un attacco missilistico contro Lampedusa. La sera precedente gli Stati Uniti avevano bombardato Tripoli e Bengasi in Libia. L’obiettivo dell’operazione, nome in codice «El Dorado Canyon», era proprio il dittatore.
I DRAMMI
«C’è qualcosa che non va, non è normale», dice Di Malta, il cui tono di voce tradisce l’emozione quando parla del collega morto lo scorso febbraio e dell’amico pensionato che ha appena saputo di essere malato di tumore. Glielo hanno diagnosticato lontano dalla Sicilia e adesso inizierà una dura battaglia. Dieci vigili del fuoco non ce l’hanno fatta, ma altri proseguono il percorso e intravedono la luce nel buio della malattia. Hanno tra 40 e 60 anni. «Ritengo che meritino una risposta - dice il sindacalista - Qualcuno ci dica che la mia, la nostra ipotesi è esclusa». Di Malta, comunque, sa di cosa parla. C’era pure lui in servizio quando avvenivano gli improvvisi blackout. E ora si è messo alla ricerca di una vecchia cassetta Vhs. Ricorda che i colleghi più anziani si erano insospettiti ed avevano filmato i televisori che si spegnevano all’improvviso per riaccendersi un istante dopo. «Girava il radar e ci veniva il mal di testa – racconta –. Mi risultano analoghi casi al personale di altri enti che operano e operavano all’interno delle strutture aeroportuali di Lampedusa. Prendevamo dosi massicce di farmaci. Quando hanno spento il radar non è accaduto più, ma qualcosa ci è rimasto dentro».
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