Una folla commossa ha salutato per l'ultima volta Gioacchino Mollo, il medico oculista che sette giorni fa ha perso la vita, schiacciato da un albero caduto nella villa...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE Oculista morto schiacciato dal pino, in due video il film della tragedia
Proprio alla voce di Anna l'altra sorella Katia ha affidato una lettera che l'insegnante ha letto prima dell'inizio della funzione religiosa. «Nel 2015 nella stessa villa comunale e nello stesso posto è caduto un pino. Dopo cinque anni non abbiamo imparato nulla. La tua vita è stata soppressa, schiacciata in un attimo, perché la vita ha così poco valore. La chiamiamo fatalità, crudele destino, tragedia. La colpa alle raffiche di vento. Ma io e te lo sappiamo, tutte le persone con una coscienza ed un senso di giustizia lo sanno» ha letto Anna Mollo con una voce rotta dalle lacrime, esprimendo il senso di giustizia che reclama tutta la famiglia e gli amici. «In questo immenso dolore il cuore mi dice di perdonare gli errori, anzi gli orrori umani. Ma non ci riesco e so che tu non l'avresti fatto perché amavi la verità, la giustizia, perché eri buono dentro, eri nato per aiutare le persone e non eri capace di fare del male. Noi chiediamo giustizia per aver cancellato una vita che per noi aveva un valore inestimabile».
LEGGI ANCHE «Mio marito schiacciato dall'albero, non è stata soltanto una fatalità»
Parole precedute da messaggi toccanti come quello di Giorgia, una sua piccola paziente che ha avuto in cura fin dalla più tenera età. O come quello della professoressa e scrittrice Carola Flauto, amica d'infanzia dell'oculista morto in quella che è stata una vera e propria tragedia. «Siamo tutti potenziali vittime dell'incuria, dell'indifferenza, della superficialità, dell'incompetenza, della sordità e della cecità umane ha detto la docente Siamo tutti potenziali vittime della mancanza di senso civico e quindi di noi stessi. Vittime del non detto, del non denunciato in tempo. E poi siamo tutti potenziali vittime dello scaricabarile, della difesa ad oltranza della nostra assenza confusa come impotenza».
Anche l'omelia di don Ciro Cozzolino, sacerdote della chiesa Trinità e referente locale dell'associazione Libera, non ha risparmiato accuse: «Non si può morire portando a spasso il cane. Questo non è il dolore di una famiglia, ma siamo tutti noi i protagonisti. Qui non si tratta di stabilire responsabilità ma di affermare il senso di giustizia. Lo dobbiamo fare non solo per noi ma anche per chi viene dopo» ha detto il parroco, chiedendosi: «Sono stati rispettati tutti i protocolli? Se è così sono sbagliati. Dio non c'entra nulla, la colpa sono i nostri silenzi e il nostro guardare senza agire».
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino