Chiude storica pasticceria: «Bollette e materie prime care»

Chiude storica pasticceria: «Bollette e materie prime care»
Da domani lunedì 26 settembre la saracinesca della pasticceria Katia di Nocera Inferiore non si alzerà. Il famoso negozio di dolci è un’altra vittima...

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Da domani lunedì 26 settembre la saracinesca della pasticceria Katia di Nocera Inferiore non si alzerà. Il famoso negozio di dolci è un’altra vittima del caro energia ma anche dell’aumento del costo delle materie prime. E probabilmente non sarà l’unica attività commerciale della città ad arrendersi. Già si ha notizia di altri negozi come salumerie, rosticcerie, pizzerie che potrebbero chiudere nei prossimi giorni. «Abbiamo superato il Covid ma la crisi energetica ci ha sconfitto», dice tra le lacrime Giuseppe Vitale, una laurea in scienze e tecnologia alimentare con tesi sulla lievitazione naturale. È figlio di Antonio, il mastro pasticciere, oggi in pensione, che 40 anni fa diede vita a Katia.

L’ultima fattura dell’energia elettrica recapitata in via Atzori è di 6.354,07, si riferisce al consumo di luglio scorso, mese durante il quale la pasticceria è rimasta chiusa per dieci giorni per ferie. Il raffronto con lo scorso anno è terribile, la fattura era di poco superiore ai duemila euro. «Purtroppo – spiega il pasticciere – non riusciamo a sopportare questi aumenti. L’anno scorso pagavamo 6 centesimi a kilowattora, oggi siamo a 54 centesimi. Ma non è soltanto la bolletta dell’energia elettrica a provocare tutto questo, c’è anche l’aumento dei prodotti, delle materie prime che utilizziamo per i nostri dolci. Dobbiamo fermarci, al momento non c’è alternativa. Mi dispiace per le persone che lavorano con noi ma anche per i tanti clienti che da anni ci seguono e che ci hanno permesso di essere una delle migliori pasticcerie dell’agro nocerino. Spero tanto che questo sia un arrivederci e non un addio ma al momento non abbiamo scelta».

Un’altra figura storica che da sempre è in pasticceria è la madre di Giuseppe e moglie di Antonio, Giuseppina. Ha trascorso, insieme al marito, una vita nel locale. «Sono affranta – dice sottovoce – ma non possiamo fare dolci da vendere a peso d’oro. Non possiamo lavorare per il governo. Meglio abbassare la saracinesca».

La crisi energetica con l’inflazione delle materie prime per la pasticceria Katia è arrivata in un momento topico dell’attività commerciale, «stavamo completando il passaggio generazionale, una fase delicata per ogni azienda», racconta Giuseppe. A poche centinaia di metri, al quartiere Gelsi, c’è una salumeria che già nelle prossime ore potrebbe seguire le orme della famiglia Vitale. «L’ultima bolletta – dice il titolare che per il momento preferisce restare anonimo – è di tremila euro, una cifra non congrua per il fatturato del negozio. E parliamo soltanto dell’energia elettrica. Sto facendo un po’ di conti, non vale la pena continuare a lavorare in questa situazione. Chiudo e cercherò lavoro magari in un supermercato che ha bisogno di un salumiere». Poco più avanti c’è un’altra pasticceria. «Quello che sta accadendo – sottolinea il pasticciere - mi fa paura. Forse siamo solo all'inizio». 

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Il Mattino