«L’ora in ambulanza da Eboli al Cotugno, in una condizione totalmente lucida, è stata la più brutta della mia vita». Ad aprire il cuore sugli...
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«La cosa peggiore di questa malattia è il distanziamento, che ha salvato tutti, ma per i pazienti ricoverati è davvero di una pesantezza inaudita - spiega Giordano - La durezza dell’abbandono, di lasciare a casa la famiglia, di sapere che non possono venirti a trovare è davvero pesante. Il fatto di non avere nessuno nella stanza e non poter parlare con nessuno, di aspettare che l’infermiere si vestisse per venirti a portare anche un pacco di biscotti oppure che te lo spingesse con una mazza per evitare qualunque forma di contatto, è una delle cose che più restano nella mente e più ti fanno capire la disperazione di tutta quella gente che ha visto anche i propri familiari morire e non poter andare al proprio funerale, di non avere neanche la comunicazione che il loro caro fosse morto e dove l’avevano seppellito». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino