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Crescent, processo senza fine. La procura di Salerno e le parti civili (le associazioni Italia Nostra e il comitato No Crescent) ricorrono in Cassazione. Il ricorso è stato depositato, ora si attende soltanto la fissazione dell’udienza che, verosimilmente, dovrebbe svolgersi a settembre. Il nodo da sciogliere, secondo i magistrati inquirenti, è quello relativo alla confisca della struttura che va oltre la sentenza di assoluzione o di prescrizione dei reati. Secondo invece le parti civili ci sarebbero delle motivazioni, portate a processo, che sarebbero state «ignorate» dai giudici della Corte d’Appello. Il ricorso alla Suprema Corte arriva a quasi un anno dalla sentenza di secondo grado che, confermando la prima, ha assolto tutti. Il governatore De Luca ed un altro imputato per prescrizione.
Sembra dunque esservi una storia senza fine. Bisogna ora vedere quali saranno le prove che procura e parti civili porteranno in processo. Probabilmente anche la vicenda della variante del Fusandola e della relazione tecnica che sostiene un altro processo in corso di svolgimento a Salerno e che non fu inserita dai giudici di Appello tra le fonti di prova.
L’inchiesta arrivò alla svolta con la notifica degli avvisi di garanzia nel novembre del 2013 all’allora sindaco Vincenzo De Luca, alla sua giunta del 2008, ad imprenditori e tecnici coinvolti nella realizzazione della più grande opera infrastrutturale di Salerno, quella che avrebbe dovuto riqualificare l’intero litorale del centro cittadino.
La prima udienza del processo di primo grado prende il via a febbraio del 2015 tra polemiche ed eccezioni. Cinquantasette legiornata di dibattimento. Tre anni di processo, lunghissime sedute tecniche per ascoltare i periti della procura e delle parti. Poi, a settembre del 2018, la sentenza dopo oltre otto ore di camera di consiglio. Il verdetto: De Luca e tutti gli altri imputati assolti. Nessuna confisca per il Crescent. Poi l’appello cin udienze che si sono svolte, per la maggior parte durante il periodo pandemico, spesso a porte chiuse nell’aula bunker del carcere di Fuorni per garantire le misure di sicurezza per giudici, cancellieri ed avvocati.
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