«Vi imploriamo, fate tutto ciò che è in vostro potere per dare giustizia all’ambiente devastato ed alla memoria delle tre vittime della frana del 4 marzo...
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Alla sbarra c’è da 15 anni l’imprenditore Franco Amato, titolare della società che a Monte Albino ha una cava estrattiva. Nel primo processo furono accertate le responsabilità penali e civili dell’imprenditore che è anche un geologo. «Nel punto dove si verificò la frana - racconta Iannuzzi - era stata creata una strada a servizio della cava mediante un taglio della montagna, circostanza accertata da consulenti tecnici e dai periti nel processo. Ma la prima condanna è stata annullata dalla Corte di Cassazione per un mero problema di notifica e si è dovuti ripartire con una nuova udienza preliminare ed un nuovo processo che, dopo altre lungaggini, sembrava aver preso la giusta direzione. L’ultima udienza risale al 21 novembre scorso. «Purtroppo - ha sottolineato Pontarelli - su richiesta del difensore di Amato, il tribunale ha emesso una sentenza di prescrizione dei tre omicidi colposi, ritenendo che tale prescrizione maturi in sette anni e mezzo e non in quindici anni, come invece aveva stabilito il giudice. Quindi il processo proseguirà per il solo reato di frana colposa. Ed il 4 marzo arriverà anche la prescrizione per quest’altro reato». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino