«Prego, accomodatevi, certo che siamo aperti, non abbiamo mai chiuso». Ore 9 di mattina, all’hospice “il Giardino dei girasoli” c’è un...
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Ogni settimana bisogna assistere 40 pazienti domiciliari che vivono tra Eboli, Battipaglia e altri comuni della piana del Sele. Sette malati occupano le stanze attrezzate nell’hospice di via Acquarita. Poi ci sono i pazienti in day hospital e quelli che passano per un dolore acuto e improvviso. «Chiudere? È da folli pensarlo. Lei vede quante persone ci chiedono un aiuto? Gli infermieri sospesi per le indagini li abbiamo sostituiti. In settimana arriveranno altri due infermieri da Nocera», assicura Mignone. L’hospice è vivo, opera come sempre. Il danno di immagine è enorme. Ma nei corridoi e negli ambulatori non c’è tempo per l’amarezza. I pazienti chiedono attenzioni, i telefoni squillano. Ci sono le visite ambulatoriali, i malati di passaggio, quelli allettati a casa e nelle stanze della struttura. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino