Arrestato il chirurgo che prometteva miracoli, i periti del pm: «Ha fatto scelte sbagliate»

Arrestato il chirurgo che prometteva miracoli, i periti del pm: «Ha fatto scelte sbagliate»
Il comportamento professionale del primario di Oncologia della clinica Tortorella, Carmine Napolitano, e del suo chirurgo Marco Clemente, secondo i periti della procura di Salerno...

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Il comportamento professionale del primario di Oncologia della clinica Tortorella, Carmine Napolitano, e del suo chirurgo Marco Clemente, secondo i periti della procura di Salerno è stato «imperito e imprudente sia nella fase decisionale che in quella operativa». Un concetto che si legge in tutte le sei perizie che hanno convinto il gip Maria Zambrano ad accogliere le richieste di misure cautelari presentate dalla procura di Salerno. Anche se il magistrato, ritenendo la posizione del chirurgo Clemente secondaria rispetto a quella del primario, ha respinto per lui la richiesta di arresto e disposto la sola sospensione dalla professione per la durata di un anno. Napolitano, invece, è al momento ai domiciliari. Bisognerà ora capire cosa accadrà questa mattina quando i due medici saranno sentiti dal giudice per le indagini preliminari nel corso dell’interrogatorio di garanzia. In effetti per entrambi era già stata presentata una prima richiesta di misure cautelari che, però fu rigettata in quanto le perizie di parte, in ciascuna circostanza esaminata, insinuarono il «dubbio» sulle effettive colpe mediche dei due professionisti avanzando, in alcuni casi anche l’ipotesi di «stress da intervento», condizione impossibile da calcolare.

Tra i sei casi di omicidio colposo contestati ai due chirurghi, e catalogato dal gip come intervento «inutile», c’è la resezione della milza e dell’altra parte dello stomaco ad Andrea Carro, un paziente di 84 anni. Una operazione che Napolitano disse alla figlia doveva essere fatta «quanto prima». Un intervento, secondo i periti della procura (diretta dal procuratore capo Giuseppe Borrelli) inopportuno. Di qui «l’imperizia e l’imprudenza» del medico legate - secondo i consulenti - «non alla sola età del paziente (84 anni), anche se questa impone uno studio dettagliato dei vari organi e apparati e delle condizioni cliniche generali, ma sono correlate soprattutto alla stadiazione della patologia tumorale. Obbligo del medico è tutelare la salute e mettere in atto le misure cautelari per prevenire o per gestire le complicanze. A causa della diffusione della patologia il trattamento chirurgico non comporta alcun beneficio per il paziente, favorisce la diffusione della neoplasia e sottopone il paziente ad un grave rischio operatorio. Egli non muore per la sua età, ma a causa di un intervento chirurgico per una malattia tumorale in fase avanzata». Eppure Napolitano ave va riferito ai figli, nell’immediatezza dell’intervento, che era andato «tutto bene». L’84enne, che fu anche trasferito presso la Rianimazione dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, per un peggioramento del quadro clinico, morì quattro giorni dopo l’intervento, dieci ore dopo il trasferimento in Rianimazione. Eppure, la mattina, alla famiglia fu detto che aveva solo «micro emorragie, che tuttavia erano state stabilizzate». 

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Il Mattino