SARNO. Rapina finita nel sangue, con la morte di un macellaio, a Sarno, P.F. Era il 5 dicembre 1981. La vittima aveva 38 anni. A distanza di quasi 40 anni, la Suprema Corte di...
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La richiesta di revisione dei difensori è stata ora accolta, con le motivazioni della Suprema Corte di Cassazione che ha ritenuto il ricorso fondato. I giudici hanno dato un valore a quei nuovi elementi, richiamando un orientamento che spiega come in tema di revisione «devono intendersi non solo le prove sopravvenute alla sentenza definitiva di condanna e quelle scoperte successivamente ad essa, ma anche quelle non acquisite nel precedente giudizio ovvero acquisite, ma non valutate neanche implicitamente, purchè non si tratti di prove dichiarate inammissibili o ritenute superflue dal giudice, e indipendentemente dalla circostanza che l'omessa conoscenza da parte di quest'ultimo sia imputabile a comportamento processuale negligente o addirittura doloso del condannato, rilevante solo ai fini del diritto alla riparazione dell'errore giudiziario».
La Corte d'Appello, invece, non aveva sufficiente motivato il diniego sull'acquisizione di quelle dichiarazioni, che anzi giudicò non "idonee" ad incidere su quello che fu invece il riconoscimento fotografico che effettuò uno dei parenti della vittima, all'epoca dei fatti. Quest'ultima morì all'interno della sua macelleria ad Episcopio, frazione di Sarno. L'uomo avrebbe tentato di opporsi alla rapina che stava per essere consumata nei riguardi del padre. I banditi si diedero poi alla fuga. Le prime attività si concentrarono, poi, su due fratelli di Pagani che avrebbero avuto il possesso di un'auto compatibile con quella individuata a Sarno. Il nuovo processo potrebbe, ora, fornire una nuova versione dell'accaduto, con la difesa dell'unico imputato decisa ad ottenere una sentenza di assoluzione per non aver commesso il fatto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino