Solcano i corridoi e le aule vellutate di Montecitorio, qualcuno è anche a palazzo Chigi come sottosegretario o, come tre giorni fa, era a Firenze per coordinare i lavori della...
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Perché va bene che il partito nuovo è quello degli elettori e non degli iscritti e delle tessere. Ma finché il primo non sarà definito nel suo assetto organizzativo, toccherà far vivere al meglio il secondo. A cominciare dalla sua sostenibilità finanziaria. Che prevede - per statuto - il versamento delle quote da parte di parlamentari e consiglieri. I quali, in verità, a tutto sembrano attenti tranne al finanziamento del partito nonostante sappiano che la situazione è grave.
Il piatto - da questo punto di vista - piange. E i dati dei parlamentari morosi, riservatissimi e di cui il Mattino è riuscito ad avere copia, lo dimostrano incrociando, questo sì, il ginepraio dei bilanci regionale e delle federazioni provinciali. E se 2 parlamentari, Tino Iannuzzi e Guglielmo Epifani, hanno pagato cash i 40 mila euro iniziali, un gruppo non ci pensa proprio a farlo. Con in testa il deputato Khalid Chaouki che non ha mai scucito un centesimo. Né per candidatura, né per quote. Mentre molti sono in arretrato. E molto. Come il deputato renziano Luigi Famiglietti, appena sceso dalle tavole scintillanti della Leopolda come coordinatore, non ha anticipato nulla per la candidatura. Come la giovane turca Valentina Paris, da poco in segreteria nazionale. Nulla di male, sia chiaro ma nei 17 mesi successivi poco: dovevano 17 mila euro per la quota elezione e 8500 per il partito. In totale 25500. Ebbene sino ad agosto 2014 i due irpini, ad esempio, hanno versato (a meno che non abbiamo saldato al Pd irpino ma non risulterebbe) solo 3mila euro. E così molti altri. Il fioroniano Simone Valiante: appena 2500 euro in 17 mesi. Mentre il sottosegretario emiliano Angelo Rughetti (eletto in Campania) ha versato solo 10mila dei 40 mila dovuti. Poi nulla. Un po’ in più Luisa Bossa: 10mila iniziali e poi solo 5950 (mancano 9950 euro). Come il lettiano Vaccaro dove risulta, dal bilancio regionale, solo un versamento di 10 mila euro iniziali. Nulla sino a dicembre 2013 e poi appena 700 euro. 5 mila invece sino ad agosto per l’europarlamentare Pina Picierno; 18mila invece per Giovanna Palma e Michela Rostan (mancano però 7500 euro). Puntuali invece, tra gli altri, Tartaglione, Valente, Giorgio e Salvatore Piccolo, Massimiliano Manfredi ed Enzo Cuomo. Mentre risultano indietro di 3-4 mensilità Enzo Amendola, Leonardo Impegno, Rosaria Capacchione. Mentre Pina Picierno ha chiesto un piano di rientro. E i consiglieri regionali? Tranne 4 che hanno 5-6 mensilità arretrate sono tutti puntuali. Puntualissimi anzi. Nonostante di tasca propria si siano dovuto pagare una (costosa) campagna elettorale e nessuna certezza di posti bloccati. E per questo sono i più incazzati con i colleghi parlamentari....
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Il Mattino