SARNO - Giovani provenienti da famiglie molto conosciute in città, ragazzi seguiti da genitori attenti, studenti cresciuti con i valori del volontariato e della...
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I due giovani hanno raccontato di aver colpito Landry non con una mazza da baseball, ma con un sifone di aspirapolvere, poi abbandonato in un campo. Gli agenti del commissariato di Sarno, dalle poche informazioni fornite dalla vittima sul numero di targa della vettura usata dagli aggressori, sono riusciti ad individuare una Fiat Panda di un autotrasportatore del luogo, M. V., spesso in compagnia di G.D.F. Dopo una perquisizione domiciliare a casa del primo giovane per cercare, senza esito, l'oggetto utilizzato per colpire il 27enne del Camerun, entrambi sono stati convocati in commissariato. Hanno confessato tutto ammettendo le proprie responsabilità e dando una versione dei fatti ancora da accertare. Secondo quanto dichiarato, l'azione sarebbe stata una vendetta nei confronti di Landry che, insieme ad altri migranti ospiti di strutture alberghiere in città, avrebbe infastidito delle ragazze in piazza. Un racconto avallato da amico dei due, altro passeggero della Panda, che risulta estraneo ai fatti.
Un racconto contestato dal legale di Landry, Hilarry Sedu. «Solo calunnie dice - e lo dimostreremo. Andrò fino in fondo per accertare il vero movente. Landry è un ragazzo perbene e impegnato nel sociale, non avrebbe mai infastidito alcuna ragazza. È un altro triste episodio che ha il ripugnante fetore di razzismo; un campanello di allarme». Sulla vicenda è intervenuto l'avvocato Raffaele Franco, che difende il 24enne indagato. «Una storia complessa più da un punto di vista mediatico e morale che giuridico. ha sottolineato È un caso che ha una sua particolarità in un preciso momento storico. Lasciamo per adesso che le indagini facciano il proprio corso e, poi, ci esprimeremo in merito».
G.D.F è nipote di Claudio Pagano, marito di Dea Squillante, assessore di Sarno, entrambi da sempre in prima linea per accoglienza ed integrazione. Rammaricati, parlano di «assunzioni di responsabilità davanti ad un atto inqualificabile». «Siamo stati a trovare Landry per esprimergli tutta la nostra solidarietà. Che si tratti o meno di una azione a sfondo razzista, non cambia la gravità del gesto - dicono Nostro nipote è cresciuto in una famiglia di sanissimi principi, ora sconvolta per l'accaduto. Siamo tutti quotidianamente impegnati nell'affermazione e difesa dei diritti umani e civili, dei principi di fratellanza, di accoglienza ed integrazione. Da sempre ci adoperiamo per condividere con i fratelli extracomunitari esperienze, momenti di gioia, ed insegniamo a nostro figlio a crescere in una società in cui ci sia una unica razza, quella umana. Quanto accaduto ci fa capire che ancora di più dobbiamo impegnarci in questo percorso». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino