Scafati: sparò al genitore dopo una lite, condanna definitiva per omicidio

Condanna a 23 anni per un 50enne

Diventa defnitiva la condanna a 23 anni di reclusione per un uomo di Scafati, di 50 anni, G.C. , giudicato colpevole per l'omicidio del padre, avvenuto il 15 novembre del...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Diventa defnitiva la condanna a 23 anni di reclusione per un uomo di Scafati, di 50 anni, G.C. , giudicato colpevole per l'omicidio del padre, avvenuto il 15 novembre del 2019. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa, rendendo definitiva la pena. La vittima aveva 75 anni. La sentenza d'appello era stata emessa, in precedenza, dalla Corte d'Assise d'Appello di Napoli. Il padre dell'imputato morì dopo una decina di giorni circa. Fu lui a raccontare all'altro fratello chi lo aveva ferito al petto. 

Una circostanza, questa, registrata anche nelle fasi del dibattimento. I fatti si consumarono al termine di un litigio. La discussione tra i due ebbe origine per motivi legati a questioni di natura economica e da una pratica di successione non ancora definita. Alle parole grosse tra i due era seguita anche una richiesta di soldi, poi gli spari. I fatti si verificarono tra Scafati e Boscoreale. L'uomo morì in ospedale, dopo dieci giorni circa di ricovero, all'ospedale Villa Malta a Sarno, a seguito di colpi ricevuti all'addome.

La difesa aveva sostenuto, anche nei precedenti gradi di giudizio, che il delitto era stato commesso senza premeditazione. Gli spari sarebbero stati esplosi a scopo intimidatorio, senza volontà di uccidere il genitore. Gli inquirenti, grazie alla collaborazione dell'imputato, trovarono a Scafati un giubbotto, mentre la pistola nascosta in un sacchetto, a Poggiomarino. Elementi utili alla chiusura dell'indagine. In secondo grado caddero le aggravanti per l'imputato, così come la premeditazione. Ora la condanna definitiva, in attesa del deposito delle motivazioni in Cassazione. 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino