Diventa defnitiva la condanna a 23 anni di reclusione per un uomo di Scafati, di 50 anni, G.C. , giudicato colpevole per l'omicidio del padre, avvenuto il 15 novembre del 2019. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa, rendendo definitiva la pena. La vittima aveva 75 anni. La sentenza d'appello era stata emessa, in precedenza, dalla Corte d'Assise d'Appello di Napoli. Il padre dell'imputato morì dopo una decina di giorni circa. Fu lui a raccontare all'altro fratello chi lo aveva ferito al petto.
Una circostanza, questa, registrata anche nelle fasi del dibattimento. I fatti si consumarono al termine di un litigio. La discussione tra i due ebbe origine per motivi legati a questioni di natura economica e da una pratica di successione non ancora definita.
La difesa aveva sostenuto, anche nei precedenti gradi di giudizio, che il delitto era stato commesso senza premeditazione. Gli spari sarebbero stati esplosi a scopo intimidatorio, senza volontà di uccidere il genitore. Gli inquirenti, grazie alla collaborazione dell'imputato, trovarono a Scafati un giubbotto, mentre la pistola nascosta in un sacchetto, a Poggiomarino. Elementi utili alla chiusura dell'indagine. In secondo grado caddero le aggravanti per l'imputato, così come la premeditazione. Ora la condanna definitiva, in attesa del deposito delle motivazioni in Cassazione.