Stefania, la soldatessa di Salerno che giocava con i bimbi. L'osservatorio militare: «Uccisa dall'uranio impoverito»

Stefania, la soldatessa di Salerno che giocava con i bimbi. L'osservatorio militare: «Uccisa dall'uranio impoverito»
SALERNO - Sulla morte della soldatessa salernitana Stefania Stellaccio (31 anni) interviene l'Osservatorio militare che si occupa di monitorare e tutelare la i diritti...

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SALERNO - Sulla morte della soldatessa salernitana Stefania Stellaccio (31 anni) interviene l'Osservatorio militare che si occupa di monitorare e tutelare la i diritti dei lavoratori delle Forze Armate.


Secondo l'osservatorio la soldatessa sarebbe morta per l'esposizione all'uranio impoverito, circostanza, questa, smentita però dalla famiglia della soldatessa. Per l'Osservatorio Militare si tratterebbe della vittima numero 324.

Stefania Stellaccio, aveva 31 anni ed era di Salerno. L'ha portata via un cancro al cervello. «Soldato esemplare, ragazza solare - spiega Domenico Leggiero, dell'Osservatorio - Stefania era nota nell'ambiente militare come la soldatessa che giocava a nascondino con i bambini della guerra. Cercava di distrarre i bambini dalla violenza della guerra, anche questo significa essere soldati italiani. Evidentemente però lo spirito di abnegazione e la gioia del proprio lavoro/dovere non trovano altrettanto riscontro verso le Istituzioni che dovrebbero tutelarli. In meno di un mese 5 morti, 5 giovani vite spezzate da un male derivante certamente dall'esposizione all'uranio impoverito».

«Proprio ieri - ricorda Leggiero - è arrivata l'ennesima condanna per il ministero della Difesa ottenuta dall'avvocato Angelo Fiore Tartaglia e dall'Osservatorio Militare che da anni hanno individuato, studiato ed affrontato giuridicamente il problema. Ormai è evidente che in Italia questo problema dovrà essere affrontato solo nelle aule di Giustizia. Con la speranza che anche le nostre Istituzioni possano maturare quel senso civico (di cui sono ricchi i nostri militari) e rispetto dei diritti a cui vengono richiamate puntualmente dalle sentenze di condanna»..
 
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Il Mattino