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Si trasforma in processo l'inchiesta della Procura sulla maxi truffa ai danni del noto tenore salernitano Bruno Venturini che, dopo cinquant'anni di carriera e oltre cento milioni di dischi venduti in tutto il mondo, si è ritrovato sul lastrico. A deciderlo, ieri, è stato il gup Valeria Campanile che ha rinviato a giudizio i cinque imputati accusati tutti di associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Venturini e i suoi figli si sono costituiti parte civile. A processo, quindi, il consulente finanziario Gaetano Parlavecchia, 72 anni, salernitano; i suoi due figli, Umberto e Anna Parlavecchia; la moglie Raffaella Granata e la segretaria Marianna Siano. Per tutti l'imputazione è aggravata dalla rilevante gravità del danno patrimoniale, dall'aver approfittato dell'incapacità dettata dall'età e dalle scarse conoscenze della vittima in materia bancaria e dall'aver abusato di un rapporto di prestazione d'opera.
Complesso il meccanismo messo in piedi dal gruppo e ricostruito dalla Procura.
Diverso il ruolo della figlia che, titolare di una rivendita di biglietti della lotteria, si prestava, secondo la tesi della Procura, ad un'attività di cambio degli assegni che il tenore intestava a lei per ottenere modiche cifre in contante necessarie per far fronte alle spese correnti, così da consolidare il rapporto fiduciario a fronte della distrazione di ingenti somme di danaro. Determinante, infine, anche il ruolo della segretaria: secondo l'impianto accusatorio era lei infatti ad apporre, per conto del tenore, le firme sulla falsa documentazione attraverso la quale venivano poi distratte le somme di danaro.
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