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La sagoma è stata sottratta nella notte tra martedì e mercoledì ed è stata ritrovata dai collaboratori scolastici. Era abbandonata nella campagna antistante l’ingresso del plesso di via Elea. Aveva le fascette tagliate e probabilmente era stata gettata nel terreno sollevandola oltre la recinzione che delimita la campagna dal marciapiedi. Una brutta scena che ha reso più grave il gesto compiuto di qualche scalmanato. Il lavoro delle artiste, due docenti dell’istituto, aveva l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza contro la violenza di genere. Le docenti hanno voluto rappresentare l’annientamento di una donna quando è privata della libertà, dei diritti fondamentali, della dignità. «Le scarpe rosse - ribadisce il dirigente - urlano lo strazio, la vergogna, le paure e la condanna di chi ha deciso finalmente di dire basta a tanta ignominia. L’atto vandalico ci ha lasciati senza parole ma deve suscitare in noi tutti una profonda riflessione». Condanna per il gesto arriva anche dalla comunità locale.
Lidia Ametrano insegnante in pensione aggiunge: «Non può essere definito bravata, è un atto indegno che testimonia l’indifferenza o addirittura il voler sostenere atti di violenza non solo contro le donne ma anche verso le persone e le cose. Se si riescono ad individuare i colpevoli bisogna punirli in senso costruttivo e non solo repressivo».
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