Rubata e vandalizzata l’opera anti-violenza di studenti e docenti di Ascea

Scoppia il caso all’istituto Parmenide, poi il ritrovamento tra l'erba alta. Il dirigente: «Abbiamo denunciato, la rimettiamo a posto»

L'installazione prima del furto
L'installazione prima del furto
di Carmela Santi
Venerdì 24 Novembre 2023, 07:00
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Un gesto che lascia senza parole. Ignoti due giorni fa hanno vandalizzato l’opera realizzata dalle docenti e dagli studenti dell’istituto comprensivo Parmenide di Ascea in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che sarà celebrata sabato 25 novembre. Due pannelli installati sulle scale del plesso centrale, di cui uno raffigurante una sagoma scura di una donna senza volto con le scarpe rosse nella mano destra, sono stati portati via. A denunciare l’episodio e a condividere rammarico, delusione e amarezza è il dirigente scolastico Luca Mattiocchio che ha presentato denuncia ai carabinieri. Le forze dell’ordine hanno avviato le indagini. Ieri mattina la sagoma è stata ritrovata in un terreno poco dall’istituto scolastico. Il lavoro, danneggiato, era stato gettato nell’erba alta.

«Sarà risistemato e rimesso al suo posto - assicura Mattiocchio - tuttavia resta la gravità di un episodio ha lasciato davvero senza parole la scuola e la comunità locale». Il messaggio degli alunni, dei docenti e di tutto il personale su quanto accaduto è chiaro «continueremo a promuovere azioni contro la violenza di genere e non arretreremo di un passo. Anche davanti a simili gesti che condanniamo pienamente».

La sagoma è stata sottratta nella notte tra martedì e mercoledì ed è stata ritrovata dai collaboratori scolastici. Era abbandonata nella campagna antistante l’ingresso del plesso di via Elea. Aveva le fascette tagliate e probabilmente era stata gettata nel terreno sollevandola oltre la recinzione che delimita la campagna dal marciapiedi. Una brutta scena che ha reso più grave il gesto compiuto di qualche scalmanato. Il lavoro delle artiste, due docenti dell’istituto, aveva l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza contro la violenza di genere. Le docenti hanno voluto rappresentare l’annientamento di una donna quando è privata della libertà, dei diritti fondamentali, della dignità. «Le scarpe rosse - ribadisce il dirigente - urlano lo strazio, la vergogna, le paure e la condanna di chi ha deciso finalmente di dire basta a tanta ignominia. L’atto vandalico ci ha lasciati senza parole ma deve suscitare in noi tutti una profonda riflessione». Condanna per il gesto arriva anche dalla comunità locale.

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Lidia Ametrano insegnante in pensione aggiunge: «Non può essere definito bravata, è un atto indegno che testimonia l’indifferenza o addirittura il voler sostenere atti di violenza non solo contro le donne ma anche verso le persone e le cose. Se si riescono ad individuare i colpevoli bisogna punirli in senso costruttivo e non solo repressivo».

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