Jessica, morta suicida ad Ascea dopo la lite in famiglia: condannato il padre

Fratello assolto, 1 anno e 4 mesi al capofamiglia: farà appello alla sentenza sui «maltrattamenti aggravati dall’evento morte»

Jessica Sacco Suicidio di Jessica Sacco, nei giorni scorsi si è chiuso il processo di primo grado a carico del fratello e del padre della 22enne originaria di Mandia, piccola frazione del comune di Ascea. La ragazza il 15 marzo del 2015 si...
Jessica Sacco Suicidio di Jessica Sacco, nei giorni scorsi si è chiuso il processo di primo grado a carico del fratello e del padre della 22enne originaria di Mandia, piccola frazione del comune di Ascea. La ragazza il 15 marzo del 2015 si...
di Carmela Santi
Sabato 30 Marzo 2024, 07:00
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Si è chiuso nei giorni scorsi il processo di primo grado a carico del padre e del fratello di Jessica Sacco, la 22enne originaria di Mandia, piccola frazione del Comune di Ascea, morta suicida. La ragazza, il 15 marzo 2015, si tolse la vita lanciandosi dal balcone della sua abitazione, al culmine dell’ennesima lite che si era appena consumata tra il fidanzato e i familiari. Il processo, durato diversi anni, ha visto imputati il padre e il fratello della giovane, finiti alla sbarra con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, aggravati dall’evento morte e dai motivi abietti e futili. Circostanze per le quali la legge prevede una reclusione dai 12 ai 24 anni.

Qualche giorno fa, dopo le discussioni dell’accusa e della difesa, la Corte di Assise di Salerno, all’esito della camera di consiglio, ha letto in udienza il dispositivo della sentenza. È arrivata l’assoluzione per il fratello di Jessica, 18enne all’epoca dei fatti, mentre il papà della giovane è stato condannato ad un anno e quattro mesi con esclusione di tutte le aggravanti. Soddisfazione per l’esito del processo è stata espressa dall’avvocato Antonello Natale, difensore dei Sacco: «questa sentenza - dice - è un primo, importante passo verso l’accertamento della verità storica degli accadimenti. Abbiamo trovato un collegio giudicante estremamente sensibile e attento alle dinamiche dei fatti e del processo: lo dimostra la derubricazione dell’accusa, con l’esclusione delle aggravanti inizialmente contestate, condivisa, invero, anche dalla pubblica accusa, all’esito della copiosa istruttoria dibattimentale. Ad ogni modo - aggiunge - non ci fermeremo qui, proporremo appello finalizzato all’assoluzione anche del papà di Jessica.

Siamo sereni, confidiamo nella giustizia e nel suo corso».

La morte di Jessica scosse l’intera comunità locale, incredula per il drammatico gesto compiuto dalla ragazza che aveva un’intera vita davanti. Qualche mese prima del decesso si era candidata anche alle elezioni amministrative. Improvvisamente decise di porre fine alla sua vita, lanciandosi nel vuoto durante un litigio tra il padre e il fidanzato. La famiglia non approvava la relazione sentimentale della giovane, generando tensioni all’interno del bar di famiglia gestito dai Sacco. La famiglia è rimasta invischiata in un lungo processo per maltrattamenti in famiglia aggravati dall’evento morte. A gennaio scorso, dopo oltre quattro anni di udienze, arrivarono le richieste di condanne per maltrattamenti: nello specifico furono chiesti  tre anni per il padre della giovane, Luigi Sacco, e due anni e sei mesi per il fratello, Stefano Sacco. 

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Si attendono ora le motivazioni per le quali la Corte di Assise si è riservata il termine di 90 giorni.

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