«Per molti sarai un eroe dal camice bianco, per me il mio Papà... Mi mancherai nei momenti più difficili e belli della mia vita, ma ti porterò sempre...
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De Pisapia svolgeva da trent’anni la professione di dentista oltre a sostituire diversi medici di base, attività che gli ha permesso di curare generazioni di cavesi. Con il suo fare benevolo e gioviale riusciva ad entrare in simbiosi con i suoi pazienti, diventando per loro più di un “dottore” di famiglia, un amico. De Pisapia ha iniziato ad avvertire i primi sintomi di Covid 19 intorno alla fine di marzo. Secondo la ricostruzione della figlia Carla per sei giorni avrebbe atteso, invano, il tampone a casa fino a decidere di ricorrere al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria dell’Olmo. Un racconto, però, corretto dalle precisazioni del sindaco Vincenzo Servalli e dal dirigente del dipartimento collettivo, che hanno provato che la richiesta dal parte del medico è arrivata un giorno prima dell’invio della cartella covid con la quale si procede al tampone. In ogni modo il 27 marzo le condizioni del medico cavese sono peggiorate tanto da ricorrere alle cure ospedaliere. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino