I colori dei campi di grano che cambiano a seconda delle varietà coltivate, il sorriso dei contadini e la soddisfazione di chi ha creduto fin dall’inizio nel progetto...
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Un processo seguito passo dopo passo, dalla semina fino al raccolto e poi allo stoccaggio dei grani, sempre venendo incontro alle esigenze delle tre grandi categorie di artigiani che trasformano le farine in specialità gastronomiche: pizzaioli, fornai e pasticceri. E la festa, in cui c’è stato un momento di confronto tra i protagonisti moderato dal giornalista Giorgio Dell'Orefice (con un videomessaggio dell’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio, promotore della raccolta firme pizza Unesco) e la firma del contratto con altri agricoltori che hanno aderito al progetto, ha consentito di focalizzare l’attenzione sul progetto “Campo Caputo”, con campi coltivati in Campania ma anche in Molise, basso Lazio, Basilicata, Abruzzo e Puglia.
Tra brindisi, cappelli in paglia, musica con I Bottari della Cantica Popolare, pizze preparate dai maestri dell’arte bianca e tanto di torta finale di Salvatore Gabbiano si è svolto il tradizionale pomeriggio di festa in cui c’è stata anche la trebbiatura del grano. «Il progetto Campo Caputo - spiega l’ad Antimo Caputo - parte dalla collaborazione 5 anni fa con il Consorzio Agrario di Latina e da dove si è partiti con mille ettari di terreno, coltivando le migliori specialità di grano e firmando il primo contratto di filiera con i coltivatori. Un patto che si è rinnovato di anno in anno, anche con altri agricoltori, e che ha reso la coltivazione del grano sicura e controllata. Quest’anno abbiamo raggiunto i 3mila ettari di terreno coltivato che ci ha consentito di ottenere un raccolto di buona qualità e quantità per essere poi trasformato in farina». Il padre di Antimo, Carmine Caputo, traccia la storia della loro azienda: «Mio nonno Carmine a pochi chilometri da qui nel 1924 comprò il primo mulino, per noi festeggiare oggi in questa zona è un motivo di orgoglio e di ritorno alle origini, proprio a mio nonno è dedicato il grano Don Carmine, la nostra varietà di eccellenza».
Presenti alla festa tra gli altri Gino Sorbillo, Sergio Miccù, Vincenzo Iannucci, Teresa Iorio, Paolo De Simone, Giuseppe Pignalosa, Vincenzo Capuano, Vincenzo Esposito, Salvatore Lionello, Carlo Sammarco e tanti altri tra imprenditori, rappresentanti di associazioni di categoria e maestri pizzaioli che ogni giorno diffondono nel mondo la cultura della pizza napoletana, fatta di artigianalità ma soprattutto di studio e ricerca. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino