L’impresa dei 40 pizzaioli napoletani è riuscita: sono rientrati in città da veri e propri eroi con l’attestato ufficiale del Guinness Word Record. A...
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Eppure tutto ha funzionato alla perfezione sotto l’attenta guida di Antonio Ospite e di suo padre Claudio, presidente dell’Istituto nazionale della pizza di Napoli, che hanno organizzato l’evento. La sua pizzeria, Verace, ha esportato a Paradiso la vera pizza napoletana e ha deciso di offrire anche agli svizzeri la possibilità di gustare questa pietanza unica, per la quale impazziscono anche oltre le Alpi. E questa volta proprio nella terra della precisione e della puntualità sono state sfatate le brutte voci che girano sui napoletani: altro che sfaticati e disorganizzati. L’immagine lanciata con il Guinness Word Record è stata quella di un numeroso gruppo che lavora alla perfezione stando attento alla qualità e al tempo stesso ad ottimizzare il processo di produzione di un prodotto artigianale. «Il successo di questo evento è da dedicare alla mia Napoli - spiega Antonio -, che ho lasciato da qualche anno per intraprendere qui a Paradiso la mia attività. La nostra è una vera e propria arte che tutti apprezzano, ma che dovremmo imparare ad esportare dimostrando che siamo anche un popolo di professionisti e che sappiamo eccellere anche nell’organizzazione. Questo traguardo ne è una dimostrazione: siamo riusciti ad unire alla perfezione arte e organizzazione».
Ben sei forni presenti in piazza attorno ai quali hanno lavorato assiduamente i pizzaioli del gruppo La Piccola Napoli, quelli della pizzeria Da Gennaro a Bagnoli, Enrico Porzio, O’Curniciello, La Piazzetta di Napoli, ma anche i pizzaioli di O’ sole mio da Succivo, di O’Sarracino da Nocera Inferiore, Da Tonino dalla provincia di Campobasso. Insomma un numeroso gruppo di artisti della pizza uniti dalla passione e dalla voglia di riscatto della città. Tonnellate e tonnellate di farina utilizzate e tanta attenzione alle materie prime esclusivamente campane, per offrire i sapori veri della tradizione.
Il giudice ufficiale della manifestazione, Lorenzo Veltri, ha verificato che ciascuna pizza fosse a norma: «Ho dovuto scartare 46 pizze perché non rispettavano quanto richiesto dal regolamento. Era necessario che ogni pizza infatti fosse delle giuste dimensioni. Qualcuna era troppo bruciata o poco cotta, ma questo accade normalmente quando si lavora così in velocità». Ma alla fine è stato proprio Lorenzo a consegnare il titolo al gruppo di napoletani: «Sono invece stato impressionato dal grande impegno e dalla grinta che questi ragazzi hanno avuto fino a tarda notte per superare il record senza fermarsi: numeri eccezionali. Ed io che ero seduto a controllare mi sono stancato, immagino loro».
Un momento di festa nella cittadina svizzera, dove qualche goloso visitatore ha mangiato addirittura sette pizze: «Un gusto unico. Ora capisco perché è diventata patrimonio dell’Unesco», ha commentato chi ha provato per la prima volta la pizza napoletana. E considerando che solitamente in Svizzera la pizza costa circa 12 franchi, averla alla metà del prezzo o addirittura in omaggio a fine serata è stata un’occasione da non perdere. E così i napoletani hanno lasciato un segno indelebile anche in quel di Lugano, un’immagine positiva della città, e hanno scritto anche lì un pezzo di storia guadagnando con enorme soddisfazione il titolo del Guinness Word Record.
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Il Mattino