Bimba di 2 anni mangia pop corn e finisce in coma Per i medici è morta, ma i genitori non ci stanno

Bimba di 2 anni mangia pop corn e finisce in coma Per i medici è morta, ma i genitori non ci stanno
Scoppia il caso. È battaglia giudiziaria in Virginia sul caso di una bimba di due anni in coma da maggio dopo essersi soffocata con un grano di poc-corn, e sulla quale i...

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Scoppia il caso. È battaglia giudiziaria in Virginia sul caso di una bimba di due anni in coma da maggio dopo essersi soffocata con un grano di poc-corn, e sulla quale i medici vorrebbero compiere un test per provare che è cerebralmente morta. I giudici di Richmond hanno dato ragione lo scorso mese alla struttura sanitaria dove la piccola è ricoverata, il Virginia Commonwealth University Health System, ma il genitori della piccola, Mirranda Grace Lawson, temono che il test le faccia male e credono che un giorno si risveglierà. Per questo hanno fatto appello alla Corte Suprema della Virginia.


«Tutto è possibile», si legge sulla catenina al collo del padre Patrick, convinto che Dio voglia farla tornare in vita «perchè ha qualcosa da fare in questo mondo». Toglierle gli strumenti cui è appesa la sua vita sarebbe per i genitori un omicidio. La piccola Mirranda aveva infilato la manina in un sacchetto di pop-corn che i genitori stavano mangiando in casa, è rimasta soffocata da uno dei grani e ha avuto un arresto cardiaco. Dopo i primi soccorsi prestati dal padre, la bimba era stata intubata. Ma il centro di medicina intensiva dove è ricoverata da allora deve fare i conti con le risorse limitate: ha solo 14 letti e le cure per Mirranda costano 10 mila dollari al giorno.


Il test implicherebbe che alla bambina venisse tolto per un breve tempo il ventilatore per la respirazione artificiale, che le verrebbe subito rimesso al primo segno di attività cerebrale. La prima sentenza ha dato torto ai genitori della piccola, che tuttavia hanno potuto pagare una cauzione di 30 mila dollari che vincola l'ospedale a non condurre il test finché non si pronuncerà la sentenza della Corte suprema. Casi come quelli di Mirranda sono molto rari, ha detto Arthur Caplan, della divisione di etica medica della New York University's School of Medicine. Tuttavia, battaglie giudiziarie sulla sospensione delle terapie che tengono in vita minori vi sono state anche in altri Stati, come la California.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino