Ester Manas non ha aspettato di vedere le bellissime curve di Vanessa Incontrada sulla copertina di Vanity Fair per accorgersi che qualcosa andava storto nel mondo. Almeno al...
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La collezione è bellissima, niente a che vedere con lo stile spesso triste e a volte opportunista dei reparti grandi taglie o con le creazioni estemporanee delle grandi case, immaginate per essere esibite una sola volta, da una top in leggero sovrappeso. I capi sono assolutamente di tendenza, di lusso, anche nei prezzi: per un trench stretto in vita (con cinta) e super pinces, con una linea molto strutturata (davvero bellissimo), bisogna contare non meno di 900 euro. La sfilata di oggi a Parigi è tutta on line, e sarà visibile in diretta anche sul sito della marca. Ogni abito è presentato da due modelle, una che nel vecchio mondo sarebbe una 38, un'altra che nello stesso mondo antico dei corpi misurati sarebbe una 48. I trucchi per liberare l'abito dalla prigionia della taglia e dai centimetri del canone sono tanti e Ester li conosce meglio di qualunque altro: innanzitutto i tessuti, super elastici, ma lavorati con ruches e balze (bellissime le maglie a collo alto), poi i giochi di bottoni, le cinture (ovviamente stringibili o allargabili a volontà), i pantaloni con elastici in vita che possono diventare oversize per una, sinuosi per un'altra. Le giacche con sagome geometriche, le pinces da maestro di sartoria: semplicemente cambia l'idea stessa di abito, per non imporsi più a un corpo misurato dal pregiudizio, ma adattarsi liberamente a un modo di essere. Davanti a un successo quasi folgorante, che è valso alla maison Ester Manas di essere selezionata al premio LVMH 2020, dopo aver vinto i premi H&M e Galeries Lafayette nel 2018 e esser infine consacrata con la sfilata alla fashion Week accanto ai Big della moda, Ester si è naturalmente posta per prima la spinosa domanda: «Perché ci hanno selezionati? Perché amano quello che facciamo o perché sono sensibili alle sirene del marketing positivo?». Il livello delle vendite un successo e anche il sostegno della Federazione della Haute Couture rispondono che pensare l'abito e il corpo che deve vestire con uno spirito meno contabile non è soltanto l'effetto di una moda o di un movimento di benpensantismo, ma uno sguardo nuovo e necessario che esige anche una nuova estetica.
Al contrario di altri marchi dell'Alta Moda, Ester non si è accontentata di esibire in passerella la top un po' più curvilinea e di lasciare invariata la collezione in vendita in negozio (dove magari l'abito indossato alla sfilata dalla top XL nemmeno si trova): «un vestito è fatto prima di tutto per essere acquistato e indossato rivendica Ester non è fatto soltanto per vendere un sogno. Un abito deve finire in un armadio, l'armadio di qualcuno. E quello che voglio io è che tutti i qualcuno possano indossare i vestiti che disegniamo noi». Per ora, nessun altro marchio è arrivato a produrre un'intera collezione in taglia unica. «Creativamente parlando ammette Ester Può essere difficile». L'obiettivo che si è data con Balthazar Delepierre è anche teorico: innestare nella Haute Couture e nel lusso l'idea di un rapporto funzionale con l'abbigliamento, che non sia più unicamente relegata allo sport, al lavoro, o a un'interpretazione sciatta di confort. Ester va anche più lontano: le sue collezioni non sono soltanto One Size per tutti i corpi, ma sono anche ecologiche (la maggior parte dei tessuti proviene da deadstock, tessuti destinati al macero) e socialmente responsabili (la confezione è affidata ad atelier di reinserimento professionale a Bruxelles). «Se è di buona qualità insiste Ester l'abito può anche essere trasmesso di generazione in generazione». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino