The New Pope vestirà napoletano: Paolo Sorrentino sceglie ancora Attolini

The New Pope vestirà napoletano: Paolo Sorrentino sceglie ancora Attolini
Sessantaquattro cambi tra velluti e broccati, sete e cachemire, lino e cotone. John Malkovich, il nuovo Papa di Paolo Sorrentino, veste napoletano: sarà la sartoria...

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Sessantaquattro cambi tra velluti e broccati, sete e cachemire, lino e cotone. John Malkovich, il nuovo Papa di Paolo Sorrentino, veste napoletano: sarà la sartoria Attolini a firmare il look del protagonista della serie - la seconda - ambientata in Vaticano dopo The Young Pope, vista in 154 paesi. Anche per gli abiti, i numeri di The New Pope sono da vero colossal: 4.500 costumi, 1.100 paia di scarpe, 300 croci preziose per cardinali e vescovi, altre 200 per suore e frati, 350 anelli, 450 tra papaline e cappelli, 12mila grucce appendiabiti, 120mila pietre usate per i ricami sulle stoffe papali e 12mila metri di tessuto utilizzati.

 
«Noi ci occupiamo solo di John Malkovich, il protagonista, sono nostri tutti i vestiti che l'attore indossa prima di diventare Papa - spiega Giuseppe Attolini che, con il fratello Massimiliano, gestisce l'azienda di famiglia - sono anni che collaboriamo con Paolo Sorrentino, un amico, e sappiamo bene cosa vuole e come».

Il primo incontro con Malkovich a Parigi, giusto per dargli un'idea dello stile sartoriale napoletano e capire quali fossero le sue preferenze: «Lo abbiamo conquistato con queste stoffe meravigliose, - aggiugono gli Attolini - poi è venuto qui a Napoli dove ha scelto personalmente accessori, sciarpe, cravatte. Possiamo dire, senza peccare di immodestia, che anche gli abiti hanno fatto il personaggio del gagà Gambardella/Servillo». Il mitico Jep è davvero maestro di stile in ogni occasione: adagiato su un divanetto parlando del più e del meno, a un vernissage dei salotti buoni romani, durante una passeggiata, o anche solo sdraiato su un'amaca. Perfetto in ogni situazione, indossa giacche colorate, dal giallo canarino all'arancio come fosse un abito scuro. In tutte le occasioni, è un paio di pantaloni bianchi a far la differenza e a esaltare quella candida eleganza che solo Jep sembra riuscire a esibire con tanta disinvoltura. «Vestire Toni è un piacere - aggiunge soddisfatto Giuseppe - è il testimonial ideale, mette insieme stile e cultura, indossa gli abiti con una naturalezza estrema. Le famose giacche de La grande bellezza ormai sono vere e proprie icone di eleganza».


Un rapporto antico, quello degli Attolini con il cinema. Iniziò il nonno Vincenzo vestendo Totò, De Sica, Mastroianni e Clark Gable, dagli anni Cinquanta in poi principali ambasciatori nel mondo dello star system internazionale. «Dopo di loro Vittorio Emanuele III e il duca di Windsor, simboli di come anche le convenzioni aristocratiche dovettero piegarsi al fascino e alla comodità made in Naples. - aggiungono gli Attolini - Non è una leggenda la storia che narra dell'impeccabile duca, sempre e solo vestito, fino ad allora, con abiti cuciti da sarti inglesi, innamorarsi, passeggiando per la magica piazzetta di Capri, di una creazione del nonno. Al punto di fermare il passante che la indossava per chiedergli dove lo avesse acquistato». Non è una leggenda neanche quanto si racconta circa gli interminabili dibattiti fra il principe dei sarti e quello della risata, il grandissimo Totò, sui temi della pittura e della lirica. «Mio nonno e Totò, - ricordano Massimiliano e Giuseppe - mi raccontava spesso mio padre, erano grandi amici e discutevano molto, condividendo vari interessi artistici. Spesso Totò veniva nella sartoria di via Vetriera a trovare il nonno perché gli piaceva anche solo vederlo all'opera». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino