«Acchiappafantasmi ma alla napoletana», il debutto di Christian De Sica nel comedy horror

«Acchiappafantasmi ma alla napoletana», il debutto di Christian De Sica nel comedy horror
Thomas (Christian De Sica) è un mago di terza categoria che, dopo un breve momento di popolarità televisiva, si è ridotto a tentare fallimentari giochi di...

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Thomas (Christian De Sica) è un mago di terza categoria che, dopo un breve momento di popolarità televisiva, si è ridotto a tentare fallimentari giochi di prestigio per i bambini nelle scuole di Roma, ma non è più nemmeno in grado di pagare l'affitto all'ex-moglie. Carlo (Carlo Buccirosso), trasferito al Nord, ha sposato una ricca milanese, ma nonostante abbia assunto il dialetto lombardo per integrarsi nella nuova famiglia, è disprezzato dal suocero imprenditore che non ascolta le sue idee e lo umilia con una «paghetta» che elargisce solo per far contenta la figlia. I due, figli di madri diverse, hanno in comune lo stesso padre e si ritrovano a Napoli per il suo funerale, sperando di ricevere un'eredità che risolva i loro problemi. Li attende invece l'amara sorpresa della scoperta dell'esistenza di Ugo (Gianmarco Tognazzi), un terzo fratello con evidenti disturbi mentali, che vaneggia di fantasmi, mentre l'unico bene ereditabile è la casa di famiglia, gravata però di un'ipoteca di 150.000 euro, in scadenza a 40 giorni.


È questo il punto di partenza di «Sono solo fantasmi», film scritto (con Andrea Bassi e Luigi Di Capua, partendo da un soggetto di Nicola Guaglianone e Menotti) e diretto da Christian De Sica, in uscita il prossimo 14 novembre (distribuito da Medusa su oltre 400 schermi), dopo la premiere napoletana che si terrà al Metropolitan domani, seguita da una festa tematica nella «casa dei fantasmi», nel palazzo alla Sanità sopra Concettina ai Tre Santi.

Dopo «Il giorno più bello del mondo», fiaba-fantasy di Alessandro Siani, la commedia italiana conferma di cercare finalmente vie nuove e Christian De Sica debutta così nel comedy-horror, genere mai frequentato nel nostro paese, ma che all'estero ha generato film cult come «Ghostbusters» (il riferimento più evidente di questo film, che però non può non guardare anche all'Eduardo di «Questi fantasmi») e «Un lupo mannaro americano a Londra».

«Inizialmente avevo pensato di realizzare un remake di Oscar insanguinato con Vincent Price», spiega De Sica, «avrei dovuto interpretarlo con Massimo Boldi. Noi saremmo stati due vecchi attori incattiviti con i critici e li avremmo uccisi, tutti in modi diversi, perché avevano stroncato le nostre commedie. Sarebbe stato divertente, magari grazie anche ai camei delle vittime. Mi sarebbe piaciuto coinvolgere i miei più cari amici: vedevo già Piera Detassis appesa a una croce di Sant'Andrea e poi Laura Delli Colli, Michele Anselmi e tutti gli altri. Non avendo ottenuto i diritti per quel remake abbiamo virato su questo progetto che mi ha permesso di raccontare una Napoli diversa, senza le solite storie di camorra. In questa Napoli della tradizione ci sono sì i fantasmi, ma è la Napoli degli artisti, è la città dove puoi prendere gli attori per la strada, perché tutti sanno recitare, dal bambino alla prostituta».

La scelta di raccontare i fantasmi a Napoli ha permesso a De Sica di giocare non solo con il genere horror, ma anche con la tradizione familiare: non a caso il personaggio di Gianmarco Tognazzi si chiama Ugo, mentre il padre dei tre fratellastri è Vittorio e quando Christian De Sica ne incarna il fantasma, la somiglianza con suo padre è impressionante: «È facile riconoscere mio padre nel Vittorio giocatore e donnaiolo», conferma Christian, «lui ha avuto tre figli da due donne diverse, mentre nel film ha tre figli da tre donne. Negli anni ogni tanto sono apparse altre sorelle: una volta ho ricevuto una telefonata dalla Spagna, una donna che diceva di chiamarsi Victoria mi chiamava hermano. Al funerale di papà vidi una culona che offriva una madonnina luminescente, si voltò e aveva la mia faccia! Le chiesi chi fosse, lei rispose: Sono Ines, la figlia della sarta. Però mio padre era un grande genio del cinema, il Vittorio del film è solo un cialtrone incosciente».

Christian De Sica ha perso il padre a 23 anni, Gianmarco Tognazzi a 22 e per entrambi l'assenza è un vuoto che non si può colmare. Christian ha sempre il progetto di mettere in scena «La porta del cielo», «per celebrare la storia d'amore tra mio padre e mia madre. Ormai sono troppo vecchio per interpretare Vittorio a 45 anni, però potrei farne la regia e magari il narratore. Quella sceneggiatura è la più bella che abbia mai scritto, spero che qualcuno, magari Netflix, me la possa produrre prima o poi».


Per Carlo Buccirosso, unico napoletano dei tre «fratelli», c'era la doppia sfida di recitare una parte del film in milanese e un'altra (quando è posseduto dal fantasma di Vittorio) doppiato da Christian, assumendo una diversa fisicità: «Invidio chi sa usare i dialetti con disinvoltura», dice lui, «io ne parlo tre, quattro e il milanese non era nelle mie corde. Però va bene per il personaggio, visto che lui lo parla solo per tentare di farsi benvolere dal suocero e dalla moglie». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino