«Un uomo e una donna», Claude Lelouch porta l'amore oltre il tempo a Cannes

«Un uomo e una donna», Claude Lelouch porta l'amore oltre il tempo a Cannes
CANNES - A 81 anni è riuscito a Claude Lelouch, regista romantico e torrenziale animato dall'entusiasmo di un ragazzo, un colpo che non ha precedenti nella storia...

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CANNES - A 81 anni è riuscito a Claude Lelouch, regista romantico e torrenziale animato dall'entusiasmo di un ragazzo, un colpo che non ha precedenti nella storia del cinema: riportare sul set, a 52 anni dall'uscita, i protagonisti di un film mitico quale fu «Un uomo e una donna», e dirigerli in un seguito che va di pari passo con le riprese di quella storia leggendaria e con la vita. L'amore tormentato tra i personaggi di Jean-Louis Trintignant e Anouk Aimée, nato tra le nebbie di Deauville, commosse il mondo e vinse i premi più importanti dell'epoca, dal Grand Prix all'Oscar. Oggi, per uno strano scherzo del destino, i due antichi innamorati si ritrovano, complice il figlio di lui che ha sempre sentito parlare di quel sentimento fantasmatico. Hanno entrambi più di ottant'anni e sul viso i segni impietosi del tempo, l'ex pilota ha quasi perso la memoria, o finge di perderla, ma di lei non può dimenticarsi.


«Les plus belles années d'une vie», dice Lelouch deliziato, comincia da qui, e non è né un epilogo né una conclusione: «È un nuovo inizio». Nel senso che racconta una storia autonoma e compiuta, capace di appassionare anche chi, ai tempi di «Un uomo e una donna», non era nato. Ancora il regista: «È un film sulle tracce che lasciamo dietro di noi. Noi tre, Anouk, Jean-Louis ed io, ci troviamo a vivere il nostro terzo tempo, possiamo dire e fare tutto quel che ci passa per la testa, in piena libertà. Ed è quello che abbiamo deciso di concederci sul set».

Il confronto con le immagini azzurrate dei frequenti flashback, invece di essere impietoso, diventa struggente come la nostalgia di qualcosa perduta per sempre. «Chiunque abbia sofferto per amore si è riconosciuto in Un uomo e una donna. Quel film è una sorta di istruzioni per l'uso di un sentimento complicato e magnifico». Impossibile non intenerirsi per la dolcezza che traspare dall'incontro di Trintignant e Aimée, dalle loro corse in auto in omaggio a ben altre fughe spericolate.
 
Monica Bellucci, che interpreta la figlia di lui, racconta che ha voluto fortemente far parte del progetto: «Trovo che trasmetta un bellissimo messaggio. Quando Jean-Louis e Anouk si guardano, nei loro occhi non c'è solo l'emozione, ma le tracce della vecchia passione e la voglia di piacersi. Sull'amore tra anziani c'è un grande tabù sociale: si invecchia e per la società si diventa trasparenti, invece i sentimenti resistono al tempo ed è ipocrita ignorarlo». Per lei, sempre bellissima accanto al giovane compagno Nicolas Lefebvre, il problema non si pone, ma è vero che la prolungata giovinezza, nel mondo occidentale, sta cambiando le regole dei rapporti interpersonali: «Al centro del film c'è una riflessione profonda e stupenda» commenta l'attrice, «il tempo è passato ma niente si distrugge, i due si guardano con amore e sensualità e non importa se hanno rughe profonde e corpi segnati».

È una storia crepuscolare, Lelouch? «Niente affatto, l'incontro tra i due protagonisti ha la forza del presente, è qualcosa di solare. I più begli anni della nostra vita sono quelli non ancora vissuti, diceva Victor Hugo, e io lo penso davvero». E com'è lavorare con un maestro dei sentimenti, Monica? «Il suo modo di dirigere gli attori è magnifico, tira fuori il meglio di ciascuno affidandosi all'improvvisazione. Un uomo e una donna è uno dei miei film preferiti e quando ho saputo che avrebbe girato il seguito ho fatto di tutto per esserci. Sul set tra me e Trintignant ci sono stati momenti magici, interpreto la figlia che lo aiuta a ricordare la vita prima che la memoria lo tradisca del tutto».


Beniamina del Festival di Cannes, dove torna appena può, la diva italiana più amata in Francia («facendo un bilancio, sono più gli anni che ho vissuto all'estero che non a casa, ma non ho rimpianti, è il mio destino») si prepara a tornare sul set nel ruolo di una gallerista d'arte in un film diretto da una donna. Che cosa pensa della parità di genere, di cui tanto si discute sulla Croisette? È d'accordo con Julianne Moore, che rivendica le quote rosa? «Andiamo per gradi, intanto c'è un obiettivo importante, essere pagate allo stesso modo: è una questione di rispetto per il lavoro». Si farà la serie internazionale sulla fotografa Tina Modotti? «Il progetto coinvolge anche l'Italia e spero che finalmente si realizzi, il mio Paese un po' mi manca». Quanto a «Les plus belles années d'une vie», gli attori che interpretano i figli ormai adulti sono gli stessi del primo film e le canzoni originali sono le ultime firmate da Francis Lai. Sì, proprio il compositore di «Sciabadabada»... Una piccola magia del cinema, anche questa.. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino