Ezio Bosso è morto a 48 anni, dal 2011 conviveva con una malattia neurodegenerativa diagnosticata dopo l’intervento per un tumore al cervello. Era nato a Torino...
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La grande notorierà gli era arrivata nel 2016 con una commovente esibizione al Festival di Sanremo, un vero inno alla musica, ed alla vita, nonostante tutto mettendo in scena con drammatica onestà intellettuale la sua sfida alla Sla, alla vita, allo showbiz, alle ipocrisie che avvolgono le malattie neurodegenerative. Lui, ex Statuto («con loro ho suonato solo per quattro concerti quando avevo 14 anni, ma mi sento ancora un mod», raccontava), pianista, compositore (la sua musica viene usata da coreografi come Christopher Wheeldon, Edwaard Lliang o Rafael Bonchela, da registi teatrali come James Thierrèe, mentre Gabriele Salvatores gli ha affidato le colonne sonore di film come «Io non ho paura», «Quo Vadis baby?» e «Il bambino invisibile»), direttore d'orchestra, partner di Mario Brunello e della London Symphony Orchestra, ti sorprendeva ogni volta. Anche quando gli telefonavi ed iniziavi inizi la conversazione con un banale «Come va?»: «Sdraiato», ti rispondeva, con leggerezza e dignità, ricordando il Modugno degli ultimi tempi che non faceva sconti a nessuno, nemmeno a se stesso.