Francesca Fagnani a Sanremo 2023: «Ma non sarò una belva»

«La polemica su Zelensky è lunare: l'Italia manda armi all'Ucraina e poi non dovrebbe ascoltare il suo leader?»

Francesca Fagnani, 44 anni, romana
Quattro donne per cinque serate. La superinfluncer, Chiara Ferragni, per la prima, domani, e l'ultima, sabato 11 febbraio. La campionessa, Paola Egonu, giovedì....

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Quattro donne per cinque serate. La superinfluncer, Chiara Ferragni, per la prima, domani, e l'ultima, sabato 11 febbraio. La campionessa, Paola Egonu, giovedì. L'attrice-scrittrice finta svampita, Chiara Francini, venerdì, serata delle cover.

E mercoledì tocca a lei Francesca Fagnani, 44 anni, romana: in quota giornalista o in quota «Belva»?
«Belve è un altro formato, io vado a Sanremo, in quota me stessa».

Vabbè, difficile fare le belve con una belva. Prendiamola alla lontana, a volte lo fa anche lei. Si inizia dalla scala.
«Sì e dai tacchi: chissà perché, ma all'Ariston servono, e funzionano tutti e due, creano un'entrata diversa, un impatto emozionale. Che poi tutto è un miracolo a Sanremo: il teatro è piccolino, in tv sembra enorme e così... ti attacchi ai tacchi».

Dopo le scale e magari qualche presentazione di cantante in gara, verrà il momento del suo monologo. Che cosa anticipiamo?
«Niente, Amadeus mi ammazza altrimenti. Diciamo che è bella la sua scelta di far raccontare l'universo femminile, così sottovalutato, da voci diverse. E diciamo anche che la narrazione delle donne deboli e vittime è reale, ma c'è anche altro. Non esiste solo il piangersi addosso. Ci sono donne coraggiose, ci sono donne che giocano, ci sono donne ambiziose, che conquistano quello che vogliono senza quote rosa: usciamo dagli stereotipi anche in questo».

Ma lei lo guardava il Festival?
«Era un rito e un mito a casa mia a cui mi hanno iniziata i miei genitori. Imparavo a memoria i testi da Sorrisi e canzoni tv ancor prima di ascoltare i brani, di poterli cantare. Poi ho sostituito la famiglia con le amiche: per la finale di sabato il salotto-gruppo d'ascolto è già organizzato».

Il ricordo più indelebile? La canzone del cuore?
«Cavallo Pazzo che si prepara a buttarsi giù dalla balconata e Pippo Baudo che lo salva, era il 1992: che meraviglia. Elisa che vince con Luce, era il 2001, e Giorgia seconda con Di sole e d'azzurro, che poi quest'anno nella manche delle cover duetteranno proprio su questi brani: che meraviglia».

Nella terra dei cachi tutto fa polemica, da Zelensky a Rosa Chemical.
«Polemica lunare la prima, l'Italia manda armi all'Ucraina e poi non dovrebbe ascoltare il suo leader? Polemica fuori luogo la seconda: spero che nessuno voglia davvero mettere in dubbio il diritto a vivere il sesso come si vuole. Io sono per l'allargamento dei diritti e, in ogni caso, per l'ascolto. Davvero pensiamo di poter respingere la realtà non ascoltandola? Abbiamo ancora paura delle scelte sessuali dei nostri ragazzi, del fatto che abbiano il coraggio di parlarne? E poi un politico più che alle canzonette non dovrebbe pensare al momento economico complicato che stiamo attraversando? Comunque quello della deputata di Fratelli d'Italia Maddalena Morgante è un regalo a Rosa Chemical».

Ma il suo compagno Enrico Mentana guarderà il Festival?
«Me lo auguro».

E dopo Sanremo che cosa farà?
«La belva in prima serata, dal 21 febbraio».

Chi sbranerà su Raidue stavolta?
«Nessuno, e comunque top secret anche qui. Il mio obiettivo è tracciare ritratti con sfumature inedite, far uscire lampi di spontaneità dalle mie belve, che poi per me è un termine positivo. Gli ospiti più sono divisivi più ne escono bene, conquistano l'effetto: Non pensavo che fosse simpatico».

Chi vorrebbe intervistare ad ogni costo?
«Papa Francesco: Fazio l'ha fatto. Ma se non si può avere lui, padre Georg non mi dispiacerebbe».

Anche le belve iniziano da cucciole. Lei?


«Laurea in Lettere, dottorato in Filologia dantesca, sono cresciuta alla scuola di Minoli e Santoro prima di nuotare da sola: ho avuto il privilegio di confrontarmi con maestri che oggi è raro avere, che ti insegnano un mestiere, un linguaggio prima di tutto, come alle elementari».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino