«Genny Savastano riposa, intanto faccio il gay tenero»

«Genny Savastano riposa, intanto faccio il gay tenero»
Dimenticate Genny Savastano: in «Puoi baciare lo sposo» (che esce in 400 copie l'1 marzo, distribuito da Medusa), Salvatore Esposito è il tenero Paolo, che...

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Dimenticate Genny Savastano: in «Puoi baciare lo sposo» (che esce in 400 copie l'1 marzo, distribuito da Medusa), Salvatore Esposito è il tenero Paolo, che a Berlino incontra l'anima gemella in Antonio (Cristiano Caccamo). La coppia approfitta delle festività pasquali per andare a trovare i genitori di Antonio (Diego Abatantuono e Monica Guerritore) a Civita di Bagnoregio, comunicandogli l'intenzione di sposarsi. Dopo la prima sorpresa mamma Anna accoglie con affetto figlio e fidanzato, mentre papà Roberto (che di Civita è anche il sindaco di solo apparenti idee progressiste), è irremovibile nel rifiuto di celebrare le nozze del figlio gay. È questo il punto di partenza della commedia scritta (con Giovanni Bognetti) e diretta da Alessandro Genovesi, prodotta dalla Colorado e interpretata, tra gli altri, da Dino Abbrescia, Diana Del Bufalo, Beatrice Arnera, Rosaria D'Urso e Antonio Catania. «Non volevo che nessuno fosse rappresentato in maniera sbagliata, ma questo è un film, non una proposta di legge, una commedia dove la storia ha un clima leggero e dove ho chiesto una recitazione non parodistica», ha premesso Alessandro Genovesi, che ha avuto anche la collaborazione di Diversity per essere sicuro di non turbare la sensibilità LGBTI nel film, ispirato alla piece teatrale «My Big Gay Italian Wedding» di Anthony J. Wilkinson.

Esposito, vederla come Paolo sembra un paradosso come lo Schwarzenegger incinto in «Junior».

Vuole cancellare Genny?
«Il mio obiettivo quando recito è andare fuori dagli schemi. Penso a tutti quei grandi attori e a quei premi Oscar che non hanno mai avuto paura di misurarsi con la commedia e non posso che essere grato a Genovesi, perché mi ha dato l'opportunità di una commedia romantica. In Italia è molto difficile uscire da un'immagine predefinita, specialmente se questa ha la forza del Genny di Gomorra».

Quali sono stati i suoi modelli di riferimento quando ha cominciato a recitare?
«Io sono cresciuto a pane e Totò, ho adorato Troisi e penso che Bud Spencer sia stato un grandissimo attore, amato in tutto il mondo, e sottovalutato in Italia. Poi adoro gli action movie statunitensi e i film d'autore francesi. Se dovessi fare un nome, oggi il miglior esempio di attore moderno è un interprete come Russell Crowe, interprete da Oscar, o di film d'azione come Il Gladiatore, ma anche di commedie come Nice Guys».

Che ne pensa di Tom Hardy? Dicono che Stefano Sollima sia in predicato di dirigerlo in «Call of duty».
«Io devo tutto a Stefano: con Gomorra mi ha dato un'opportunità unica. Per quanto ne so il suo coinvolgimento in Call of duty non è ancora ufficializzato, ma intanto le immagini che si sono già viste di Soldado dimostrano, a chi ancora non se ne fosse accorto, che grande regista lui sia. Inutile dire che se Stefano mi chiamasse sarei felice di accettare qualunque ruolo e un duetto con Tom Hardy sarebbe davvero un sogno».

Lei che ne pensa delle polemiche che, ciclicamente, si abbattono sulla rappresentazione di Napoli in serie come «Gomorra»?
«Negli Stati Uniti nessuno si sogna di accusare Narcos di incitamento al narcotraffico, io da bambino guardavo i film di Batman, ma non per questo mi buttavo dalla finestra con un mantello. Il problema è che nessuno si assume le proprie responsabilità».

 

Può spiegarsi?
«A Napoli, come in qualunque altra città, esistono zone di degrado, ma non tocca al cinema, né alla tv risolvere questi problemi. Invece prima si tagliano i fondi alla cultura, alla scuola e alle forze dell'ordine e poi ce la si prende con le serie tv che diseducano. È assurdo!».
In quali altri film la vedremo?

«L'11 aprile uscirà Taxi 5, prodotto da Luc Besson, dove, recitando in francese, italiano e un po' di napoletano, sono l'antagonista: un ex-pilota che fa rapine con fuoriserie che ci hanno permesso di girare degli straordinari inseguimenti. Poi cambio registro in L'eroe, opera prima di Cristiano Anania: lì sono un giornalista che, dopo un'inchiesta politica, è esiliato in una testata di provincia, dove deve vedersela con un rapimento e diventerà l'eroe del titolo. Tutto questo, ovviamente, prima di tornare nella prossima stagione di Gomorra, che mi impegnerà fino ad ottobre/novembre».
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Il Mattino