Mainetti e Saurino al Giffoni: da “Freaks Out” a “Doc”, un racconto di esperienze vincenti

Mainetti e Saurino al Giffoni: da “Freaks Out” a “Doc”, un racconto di esperienze vincenti
«Il cinema di genere In Italia dà l’idea di essere qualcosa di poco affascinante, perché, a detta di molti, solo in America sono capaci di creare...

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«Il cinema di genere In Italia dà l’idea di essere qualcosa di poco affascinante, perché, a detta di molti, solo in America sono capaci di creare prodotti all’altezza dei gusti del pubblico. Invece la mia soddisfazione è avere materialmente la prova di quanto sia sbagliato tutto questo: anche in Italia il cinema di genere funziona e me ne rendo conto anche grazie ai social. Twitter è letteralmente impazzito quando è uscito il mio film “Freaks Out”: ritwittavano consigliando di andarlo a vedere»: attore, regista e produttore, Gabriele Mainetti ha incantato il Giffoni Film Festival con il suo workshop ai +18 e ha lasciato il segno. «Noi artisti abbiamo il dovere di offrire qualcosa di speciale al pubblico, perché altrimenti non avrebbe senso pagare la visione di un film in una sala di un cinema o un abbonamento su Netflix».

Gianmarco Saurino si racconta con due delle sue esperienze più belle, nonché le più recenti: Doc e Rotte-Storie e Migrazioni. «Entrare nel cast di Doc è stata una bellissima esperienza. Si è data la giusta risonanza al ruolo degli operatori sanitari che hanno salvato tante vite in tempo di covid. Ho deciso di chiudere la mia esperienza nel personaggio di Lorenzo per non rimanere incastrato nel ruolo, sono convinto che un attore debba cambiare e io cerco il cambiamento nel personaggio. Rotte-Storie e Migrazioni è invece uno spettacolo teatrale che mettiamo in scena a Lampedusa da 2 anni ormai e che mi ha arricchito molto come persona», spiega l’attore: «È stupendo vedere come sia facile cambiare la vita di una persona. Molti di loro si scattano selfie per condividere la loro felicità e sono consapevoli di aver vissuto un incubo. Mi ha colpito molto vedere quanto dare loro una mano significhi offrire loro una seconda possibilità».

 

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Il Mattino