Russia, il sequel di Avatar diventa Superhuman: così aumentano le proiezioni illegali nei cinema

Dopo 13 anni, il blockbuster di Avatar torna a far parlare di sé in tutto il mondo ma in Russia si parla non solo della pellicola ma delle polemiche a lei legate

Russia, il sequel di Avatar diventa Superhuman: così aumentano le proiezioni illegali nei cinema
«Avatar: La via dell’acqua» è il titolo del momento come dimostrano gli incassi che corrispondono a quasi 1 miliardo e 400 milioni di dollari. Una...

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«Avatar: La via dell’acqua» è il titolo del momento come dimostrano gli incassi che corrispondono a quasi 1 miliardo e 400 milioni di dollari. Una somma destinata a crescere dato che il film è ancora in programmazione in molti cinema del mondo ed anche nelle sale cinematografiche russe dove però le proiezioni sono illegali.

Dopo 13 anni, il blockbuster di Avatar torna a far parlare di sé in tutto il mondo ma in Russia si parla non solo della pellicola ma delle polemiche a lei legate.
Sì, perché la società Walt Disney Company ha lasciato il Paese russo dopo la decisione di Vladimir Putin di invadere l’Ucraina. Come la Disney, anche altre major di Hollywood o europee hanno abbandonato il mercato scatenando due effetti: il primo è che le sale hanno proiettato solo prodotti di matrice russa e così gli spettatori sono sempre di più diminuiti. Il secondo effetto è che per ovviare alla sale vuote i cinema hanno deciso di fare proiezioni illegali.

L’escamotage

I russi cercano di evitare le sanzioni, senza mostrare però nessuna reale paura per le eventuali azioni legali della Disney. In Russia esiste una responsabilità penale per la proiezione illegale di film stranieri senza licenza di distribuzione e quindi sono stati ideati diversi escamotage.
In primis, molte sale hanno cambiato il titolo del film trasformandolo in «Superhuman» («sovraumano» in italiano, ndr.). 

Inoltre, i proprietari di cinema più furbi hanno escogitato un metodo alquanto sui generis.
Nei cinema di Mosca, ad esempio, è possibile acquistare biglietti per un film di 17 minuti di uno studente del regista Nikita Michalkov. Appena il cortometraggio finisce incomincia il film del regista Cameron, senza però nessuno stacco o pausa: in questo modo il prodotto risulta come un tutt’uno. Nessuno sembra essere preoccupato dal fatto, dopo di ciò, gli incassi non saranno destinati ai detentori dei diritti d'autore del film di James Cameron, ma dai creatori del cortometraggio da poco più di 15 minuti.

Su come i proprietari delle sale cinematografiche abbiano acquisito il materiale originale di Avatar ci sono ancora molti dubbi e poche certezze: fonti ucraine riportano che la pellicola sia stata scaricata dal Dark Web mentre altre testate estere parlano di un passaggio di «pellicole» da parte dei Paesi vicini alla Russia.


Ad oggi però non c’è ancora nessuna conferma ufficiale. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino