Venezia. Fioccano i primi premi, e molti vanno a film «made in Naples» per storia, autori o attori. Al Pasinetti, il riconoscimento assegnato dal sindacato...
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Stasera sapremo, nella cerimonia condotta dalla madrina Alessandra Mastronardi. Comunque vada, la chiusura farà faville con il film di Giuseppe Capotondi che schiera, nel cast, la superstar Mick Jagger.
Nell'ultima giornata del concorso ha tenuto banco il film di Franco Maresco «La mafia non è più quella di una volta», affresco survoltato su Palermo a venticinque anni dagli attentati a Falcone e Borsellino. Nello stile grottesco ed esagerato di «Cinico Tv» e surfando tra personaggi sopra le righe come l'organizzatore di concerti neomelodici Ciccio Mira, già visto in «Belluscone», il film racconta le difficoltà, ma anche i tentativi, dei palermitani di prendere le distanze dalla mafia e l'assenza di partecipazione civile in quartieri borderline come lo Zen. Inanellando surreali situazioni con il contrappunto della celebre fotografa Letizia Battaglia, indomita testimone delle guerre di Cosa Nostra, la storia fa anche riferimento diretto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di cui si sottolinea il mancato commento alla sentenza del 20 aprile 2018 sull'esistenza della trattativa Stato-mafia. «Noi siciliani abbiamo il silenzio nel Dna» dice lo sgangherato Ciccio Mira alla cinepresa di Maresco. Spegne sul nascere ogni polemica il Quirinale in una dichiarazione del consigliere per la stampa e la comunicazione del Capo dello Stato: «Tra le cose che il Presidente della Repubblica non può fare vi è, ovviamente, quella di commentare i processi e le sentenze della Magistratura».
Assente per idiosincrasie personali Maresco, annullata la conferenza stampa, a rappresentare «La mafia non è più quella di una volta» sul tappeto rosso sono rimasti Letizia Battaglia e il produttore Rean Mazzone. «Nessuna polemica, ci mancherebbe» dicono, «Mattarella è una persona perbene e degna di tutto il nostro rispetto, ha fatto e continua a fare cose importantissime per il Paese». Perché Maresco ha deciso di disertare la Mostra? Lo giustifica Mazzone: «Franco rifugge la platea, ha i suoi malesseri che sfoga lavorando, dorme troppo poco. Non nasconde la sua sofferenza, che è anche la sua forza creativa». Taglia corto Battaglia: «Io dico che è un intellettuale un po' snob, prima ci ha buttato nella mischia e poi non è venuto. Comunque, meno male che Maresco c'è, con il suo scetticismo e tutto. È un baluardo della nostra terra. Il film mi piace molto, non condivido alcune cose - che non starò qui a spiegare - ma in ogni caso amo la sua ferocia».
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Il Mattino