Peso netto sgocciolato: 180 grammi. Di rock. Tanto pesa il vinile di «V», primo album delle Vibrazioni dopo lo scongelamento («non essendoci mai sciolti,...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La gente come ha reagito?
«In tempi così rapidi, veloci, temevamo che il pubblico si fosse dimenticato un po’ di noi. E invece l’abbiamo trovato tutto ancora lì. È stato come ritrovare una famiglia, ma se da un lato l’effetto emotivo è stato pazzesco, dall’altro è come se non fosse passato un giorno dall’ultimo incontro».
Quindi le band sono meglio?
«Sì, decisamente. E chi dice il contrario lo fa, spesso, per semplificarsi la vita, per prendere una scorciatoia che non sempre, però, riesce a soddisfarlo del tutto. Rispetto alla carriera solista, gestire la band è più difficile perché su ogni cosa devi trovare un punto di compromesso fra quattro anime diverse, però hai il vantaggio di giocare in famiglia».
In questi anni nessuno di voi è rimasto con le mani in mano: lei ha inciso due dischi, Stefano ha fondato i Santa Margaret. Nessuno ha pensato di portare qualcosa delle sue esperienze personali in questo nuovo spettacolo?
«È accaduto probabilmente tra i solchi di “V” e quindi pure in questi live, in cui ci proponiamo per quel che siamo oggi e non per quel che siamo stati. Anche se Le Vibrazioni hanno una personalità così spiccata da assorbire tutto».
Progetti?
«Aspettiamo che esca la versione di “Così sbagliato” con Skin che abbiamo registrato qualche tempo dopo il duetto di Sanremo. Visto che c’eravamo, abbiamo girato anche il video».
Un sogno ancora da realizzare?
«Ho sempre amato lavorare col cinema, ma ora mi sta venendo il trip del teatro: avere la visione ampia di una messa in scena capace di unire musica, danza e recitazione. Amo i musical, anche se di quelli che piacciono a me, quelli formato Broadway con l’orchestra in buca, per intenderci, se ne vedono sempre meno».
Un soggetto in testa?
«Forse il Jack Nicholson di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Il romanzo di Ken Kesey e il film di Milos Forman giocano le loro carte migliori su quella linea di confine tra chi è pazzo e chi lo fa, stimolando la domanda se, in realtà, la pazzia non stia in chi ha trovato la verità. È una vita che lavoro su questa idea e vorrei tanto riuscire a concretizzarla prima o poi».
Intanto c’è questo show napoletano.
«Già, alla Casa di Musica nella città della musica. Quella in cui esistono ancora il blues, il jazz, dove esiste la musica suonata, vera. Ecco perché il pubblico partenopeo è il più ritmico e “cantereccio” che c’è».
Intanto, sta per finire il contest con cui «Il Mattino» porterà 50 suoi lettori a vedere lo show partenopeo del 5 aprile. Trentacinque gli inviti già assegnati, oggi in palio altri cinque biglietti, basta rispondere a una semplicissima domanda sulla carriera del gruppo: quando si è formato? Inviate le vostre risposte all'indirizzo eventi@ilmattino.it, le prime cinque esatte saranno ricompensate con un biglietto, da ritirare alla casa della Casa della Musica venerdì sera con modalità che comunicheremo direttamente ai vincitori.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino